Roma, 3 nov. (Adnkronos Salute) - La Camera grande della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo autorizza, di fatto, il no al ricorso alla donazione di ovuli e sperma in vitro per avere un figlio stabilito da un Tribunale austriaco, che in pratica aveva impedito a due coppie il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa. La sentenza, pubblicata oggi sul sito dell'istituzione europea, stabilisce dunque che la decisione del Tribunale austriaco non è in violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo.
"La Corte europea - si legge sul comunicato - ha stabilito che non c'è stata la violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei diritti dell'uomo".
Costituite nel procedimento anche due associazioni di pazienti italiane: l'Associazione Hera onlus di Catania e la Sos Infertilità di Milano. "Se oggetto della Corte di Strasburgo fosse stata la legge italiana - ha affermato Francesco Gerardi, presidente Hera - probabilmente l'esito sarebbe stato diverso: la legge 40 vieta in assoluto la donazione di gameti e non ammette deroghe e possibilità intermedie come nel caso austriaco. La legge austriaca, infatti, consente la donazione di gamete maschile in vivo".
"La Corte - sottolineano le associazioni in una nota - ha riconosciuto nuovamente che il diritto a crearsi una famiglia e ad avere bambini con la fecondazione in vitro rientra ed è sotto la protezione dell'articolo 8 della Convenzione, che riguarda il rispetto della vita privata e familiare. Se nel caso dell'Austria tale diritto è parzialmente tutelato, in Italia non è ancora così dato il divieto assoluto di eterologa".
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