Venezia, 12 gen. (LaPresse) - Un forte disagio psicologico e sociale poteva tramutarsi in una tragedia a Spinea, in provincia di Venezia: nel primo pomeriggio di martedì era stata segnalata al 112 una lite, l'ennesima, all'interno di una famiglia con soggetti gravati da problematiche psicologiche. Protagonista dei fatti una donna 57enne, di Spinea, che dopo aver litigato con la figlia, una ragazza di 30 anni, affetta da deficit mentale, ha confusamente confessato ai carabinieri di aver più volte immobilizzato e tentato di soffocare la figlia. La donna, in un secondo momento a colloquio con il comandante di stazione dei carabinieri, ha fatto un'ulteriore, inaspettata, confessione: ha raccontato di aver ucciso la propria suocera novantaduenne, a luglio scorso. La morte della donna, all'epoca dei fatti, fu imputata a cause naturali. Sono iniziati quindi una serie di accertamenti, con il coinvolgimento del personale medico che ha seguito e segue le due donne, volti a definire la questione e a riscontrare i vari passaggi del racconto della donna.
In seguito alle successive domande fatte alla donna, è stato verificato che in almeno tre occasioni, due delle quali negli ultimi dieci giorni, la donna aveva legato ed imbavagliato la figlia, sequestrandola e costringendola a subire violenze, per esempio mettendole dei sacchetti intorno al volto, fortunatamente senza conseguenze ulteriori. Nel luglio dello scorso anno la morte dell'anziana suocera era stata provocata proprio tramite soffocamento, con sacchetti di plastica intorno al volto. La donna è stata quindi sottoposta dal pubblico ministero a fermo per i delitti di omicidio, sequestro di persona e tentato omicidio, ed è stata condotta presso il carcere femminile della Giudecca a Venezia, in attesa di accertamenti sul suo stato mentale tramite perizia psichiatrica.
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