Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - "La scoperta delle cellule staminali nelle ovaie non è proprio una novità . Da più di 5 anni si sono trovate nel cancro dell'ovaio. Al momento le ricerche sono effettuate prevalentemente su donne operate per carcinoma ovarico. Questo presupposto riduce di gran lunga la concretezza delle affermazioni secondo le quali la donna potrebbe arrivare a produrre quantità di ovuli illimitati per tutta la vita. Bisognerà confermare l'osservazione in un campione adeguato di donne, nelle quali le ovaie si sono esaurite. Inoltre" la ricerca "non tiene conto di aspetti importantissimi dal punto di vista genetico". Lo afferma Claudio Giorlandino, ginecologo, presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale), secondo cui lo studio americano su 'Nature Medicine' presenta dei limiti.
"In una donna in premenopausa o con problemi di insufficienza ovarica câè qualcosa di geneticamente alterato. Quindi ammesso che si trovino, in futuro, nelle sue ovaie delle cellule staminali che potrebbero produrre ovuli, questi al livello genetico potrebbero presentare dei difetti e quindi andare a generare embrioni geneticamente imperfetti". Secondo Giorlandino, inoltre, "i ricercatori del Massachussetts General Hospital hanno solo ipotizzato che una donna possa essere fertile al di là della menopausa, senza tener conto della salute della donna matura nel corso di una ipotetica gravidanza".
Perché "avere un figlio a 30 anni è un conto, averlo a 50 anni e oltre è tutta un'altra storia. Se si parla di rendere la donna fertile a qualsiasi età ci si espone al rischio di gravidanze anche in signore che potrebbero essere già nonne, con tutta una serie di problemi che questo può comportare, soprattutto se si dovesse trattare di una prima gravidanza o di una gemellare. Dall'aborto - elenca l'esperto - alla sofferenza in utero, al ritardo di crescita, ipertensione, insorgenza di diabete".
"Oggi i figli si fanno sempre più tardi e gli studi scientifici si adattano alle nuove esigenze - spiega Giorlandino - Le donne si sentono belle e attive anche a 40 e 50 anni. Anzi, spesso sono più consce della propria femminilità a 40 anni che non a 20. Non stupisce affatto, dunque, che voglia diventare mamma in un periodo così intenso della sua vita. Ma il fatto di sentirsi in forma e lâessere finalmente pronte ad avere un figlio non basta. Più passano gli anni, più le probabilità di rimanere incinta naturalmente diminuiscono: il periodo fertile, a dispetto di tutto il resto, non si è spostato in avanti. Anzi, si è addirittura ridotto".
"Nel tempo, infatti, si sono accumulati una serie di errori genetici, che hanno sensibilmente accorciato il periodo di fertilità di una donna - aggiunge - In particolare, rispetto alle loro antenate, le donne di oggi presentano un cromosoma X (che insieme al cromosoma Y determina il sesso della persona) con un certo numero di 'siti fragili' che, secondo alcuni esperti, sono collegati a una riduzione, nel tempo, della capacità di procreare e del patrimonio di ovociti, le cellule riproduttrici femminili". Ecco perché "più passa il tempo, più le probabilità di rimanere incinta diminuiscono". E, secondo Giorlandino, voler 'forzare' a tutti i costi questi limiti espone a rischi per la salute.
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