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giovedì 9 febbraio 2012

Pediatria: famiglie micro e mamme 'nonne', a Milano boom bimbi allergici

Milano, 9 feb. (Adnkronos Salute) - Milano capitale dei baby-allergici. In un Nord Italia che risulta più allergico del Centro-Sud (+5%). Sono i numeri a consacrarla "leader su questo fronte", spiega Alessandro Fiocchi, direttore di Pediatria della clinica Macedonio Melloni di Milano. Nella metropoli lombarda si contano 90 mila under 14 'ipersensibili' a fattori diversi (nel calderone finiscono allergie respiratorie e alimentari), in tutta la regione salgono a quota 300 mila. E sono sempre di più. Tanto che i pediatri allergologi da tempo si interrogano sulle cause di questo boom. Fra le ipotesi più accreditate ci sono quelle 'socio-economiche' che addirittura scalzano il ruolo giocato dall'inquinamento: "Oggi le famiglie diventano micro, le donne fanno pochi figli e in tarda età, il benessere nonostante la crisi continua ad essere la condizione predominante", riepiloga Fiocchi, in occasione dell'apertura del sesto 'Milan International Meeting on Paediatric Allergy'.

Tutti questi fattori, insieme ad altri, potrebbero essere alla base dell'aumento delle allergie nei tempi moderni. Sul banco degli imputati sale dunque la vita da metropoli. Dietro la Milano allergica, assicurano gli esperti, "c'è il calo delle nascite, il fatto che le donne diventano mamme sempre più tardi e scelgono di fermarsi dopo il primo bebè. Ma anche la sterilità dell'ambiente in cui i neonati crescono, l'uso di antibiotici, il consumo di particolari alimenti, la diffusione delle vaccinazioni". Anche il Pil finisce nel mirino degli scienziati perché, incalza Fiocchi, "è stato osservato un rapporto: tanto è più ricco un Paese, tanto più alta è la percentuale di asma e allergie. Sembra sia il prezzo da pagare per il benessere".

Pochi figli, più allergie? "Basti pensare che il quintogenito ha la metà delle possibilità di sviluppare allergie rispetto al fratello più grande. E soprattutto che oggi più del 50% delle mamme partorisce dopo i 33 anni. Trend consolidato al Nord, che sta contagiando l'intero Paese", precisa il pediatra allergologo.

Sono diverse le teorie con cui si tenta di spiegare il cosiddetto 'effetto fratello maggiore' (più allergico dei fratelli minori): "Si pensa che la presenza sotto lo stesso tetto dei fratelli più grandi che portano malattie infettive e mettono alla prova le difese dell'ultimo nato, contribuisca a instradare nella direzione giusta il sistema immunitario del piccolo di casa", spiega Alberto Martelli, primario di Pediatria negli ospedali di Garbagnate Milanese e Bollate. Ma anche la mamma potrebbe giocare un ruolo, "nel senso che, una gravidanza dopo l'altra, impara a fabbricare bebè sempre meglio", spiega Attilio Boner, professore di Pediatria, in forze nella clinica pediatrica dell'università di Verona.

"La gravidanza - continua - è di per sé un fenomeno allergico. Il feto non deve essere riconosciuto come corpo estraneo e manda dei segnali per ridurre la risposta dell'organismo materno. Più persistono questi segnali più c'è uno sbilanciamento a favore dell'allergia. E' possibile che questo fenomeno si riduca al secondo, terzo, quarto figlio, che la mamma sia più capace di far figli sani". E questa protezione, aggiunge Fiocchi, "è tanto più forte se la donna fa figli da giovane e a breve distanza l'uno dall'altro". Si tratta di ipotesi, su cui i pediatri dovranno far luce.

Di certo c'è il boom delle allergie. I dati Istat fotografano l'impatto sulla società di oggi: le malattie allergiche (10,7%) sono al terzo posto fra le malattie croniche più diffuse dopo l'artrosi/artrite (18,3%) e l'ipertensione arteriosa (13,6%), e sono l'unica voce di questa categoria che presenta tassi molto elevati fin dall'infanzia. Nell'arco di circa 20 anni la percentuale di bambini allergici è aumentata dal 7 al 25%. Non sono solo le allergie respiratorie ad avere un andamento al rialzo. Anche le allergie alimentari crescono e diventano sempre più diffuse: a Milano la percentuale è del 3,9% secondo i dati raccolti dalla Comunità europea. "Gli accessi ai pronto soccorso per gli effetti scatenati da allergie alimentari sono aumentati di 5 volte dal 1990 al 2010", sottolinea Fiocchi.

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