Roma, 28 set. (LaPresse) - "Sono arrivate le ruspe, senza preavviso, senza chiudere l'area, senza allontanare le persone che vi abitavano, a distruggere i container che fungevano da oltre 15 anni da abitazioni per i rom del campo nomadi di Tor de Cenci a Roma. Cinquanta container, collocati lì dalle precedenti amministrazioni e pagati con soldi pubblici, distrutti davanti allo sguardo di bambini atterriti che in quelle case avevano dormito fino ad un ora prima, esterrefatti, arrabbiati, piangenti". A raccontare lo sgombero dell'ultimo grande campo nomadi della Capitale è chi vi ha assistito in prima persona: il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, e i volontari della Comunità di Sant'Egidio. Presenti a uno sgombero che è stato "qualcosa che non appartiene alla nostra cultura e al rispetto dei diritti umani e del fanciullo, che vorremmo non appartenesse alla nostra amata città di Roma". Lo sgombero è stato effettuato stamattina da vigili urbani e polizia. I responsabili delle operazioni- spiegano Caritas e Sant'Egidio - hanno detto ai rom che saranno trasferiti per una settimana in un centro di accoglienza allestito in modo provvisorio e successivamente nel campo di Castel Romano, sulla via Pontina, dove vivono già oltre 900 rom. Quanto ai bambini, stamattina "si erano preparati per andare a scuola, il pulmino li attendeva, ma la storia è andata in altra direzione. Il pianto di quei bambini è un macigno sulla coscienza di chi ha voluto e realizzato lo sgombero in questo modo indegno di una città considerata per secoli communis patria".
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