Torino, 25 dic. (LaPresse) - "In tante parti del mondo la vita dei bambini è poco considerata, protetta e promossa; ma anche da noi il contesto sociale, le scelte poli¡tiche, le logiche economiche, penalizzano le famiglie che desiderano avere più figli e non agevolano e incoraggiano le coppie ad accogliere la vita nascente". Lo ha detto l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia durante la sua omelia in occasione della tradizionale messa di Natale. "La Chiesa - ha aggiunto - non cesserà di rivendicare che 'ci sia posto' per i piccoli e ogni bambino concepito possa nascere e trovare il calore di una mamma e un papà ad accoglierlo nella loro casa. Gesù stesso si è trovato tra i rifiutati ed è nato in una stalla perché: 'Non c'era posto per loro nell'albergo'. Solo una società a misura di bambini è davvero a misura di tutti".
"Mi chiedo - ha aggiunto il religioso - la nostra città in particolare è aperta all'accoglienza dei bambini e ragazzi? Tante sono le realtà come la scuola, la parrocchia e gli oratori, attività sportive e gruppi diversi che si preoccupano di offrire alle nuove generazioni un'accoglienza serena e positiva. Ma restano purtroppo ancora molte carenze dovute a una cultura e a un'impostazione di ambienti di vita poco attenti alle esigenze e necessità dei bambini, sballottati a volte da un luogo all'altro, senza trovare pace nella giornata". "La rete di scuole per l'infanzia e i nidi - ha detto ancora Nosiglia - rappresentano un'eccellenza di Torino, ma emergono anche una serie complessa di difficoltà che interessano tutta la scuola e in particolare quella paritaria, sull'orlo ormai di una generalizzata chiusura, che tocca i diversi ordini e gradi di scuola, se non si giungerà a definire, come sarebbe doveroso, un sostegno adeguato da parte dello Stato, della Regione e dei Comuni. Penso poi ai bambini e ragazzi disabili che gravano per lo più sulle famiglie e non trovano spesso luoghi idonei alle loro necessità , sia nel pubblico che nella parrocchia. Penso a tanti bambini e ragazzi di famiglie di immigrati o dei campi Rom, dove le condizioni di vita sono già molto difficili per le famiglie e gli adulti, e questo grava ancora più pesantemente sui piccoli".
Nosiglia ha sottolineato poi che "la cura dei bambini e ragazzi non può li¡mitarsi a garantire loro ciò che fisicamente e materialmente li farà crescere. Il loro potenziale di intelligenza, di affettività , di spiritualità , richiede altrettanta e forse più responsabilità da parte degli adulti". Ha inoltre voluto ribadire che "la Chiesa scommette sui genitori, li incoraggia a usufruire del dono che il Signore ha loro dato: essere i primi catechisti dei figli".
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