Milano, 3 gen. (Adnkronos Salute) - Niente scuola dell'infanzia, il bambino ha la fibrosi cistica. E' la motivazione con cui una scuola in provincia di Catanzaro ha negato l'iscrizione a un aspirante scolaro di 5 anni affetto dalla grave malattia genetica. A denunciarlo è la mamma del bimbo che, secondo quanto conferma in una nota la Lega italiana fibrosi cistica (Lifc) onlus - associazione Calabria, avrebbe ricevuto un no alla domanda di iscrizione del figlio, esplicitamente legato alla sua malattia.
La donna, racconta la Lifc calabrese, si sarebbe sentita rispondere dalla dirigente scolastica che l'istituto "non può essere scambiato per un ospedale e non può quindi assistere persone affette da malattie infettive". Inutile, spiegano dall'associazione, si è dimostrato il tentativo della donna di spiegare che la fibrosi cistica non è una malattia contagiosa, ma sono piuttosto anche i piccoli raffreddori delle persone che circondano il paziente a compromettere il suo già precario stato di salute. Il fatto è accaduto a Montepaone Lido, in provincia di Catanzaro, lo scorso novembre. La scuola che, secondo quanto raccontato dalla mamma, ha rifiutato l'iscrizione del piccolo con fibrosi cistica è pubblica (scuola dell'infanzia 'Suor Salvatorina Casadonte').
La donna, dopo il no, non si è arresa e ha iscritto il figlio in una scuola di Soverato. Ma per frequentare il piccolo deve percorrere diversi chilometri e fare avanti e indietro tutte le mattine. Così la mamma, stanca del pendolarismo quotidiano, ha deciso di raccontare tutto alla Lifc Calabria che sul caso ha scritto una lettera indirizzata al ministro dell'Istruzione, al sindaco del Comune di Montepaone, all'Ufficio scolastico regionale della Calabria e a quello provinciale di Catanzaro, chiedendo "un intervento immediato teso alla definitiva risoluzione del problema, concedendo il diritto all'istruzione e alla socializzazione al bambino discriminato".
"Il fatto - scrive Silvana Mattia Colombi, vicepresidente e responsabile Qualità della vita della Lifc - è estremamente grave perché un bambino affetto da fibrosi cistica è costretto per la sua malattia a rinunciare a molte delle belle cose che i coetanei possono fare, è un bambino che vive a contatto con medici e ospedali, è un bambino che deve curarsi ogni giorno per contrastare la malattia da cui è affetto. La sua non è una malattia contagiosa, né pericolosa per gli altri, ma solo per sé. La sua frequenza scolastica aumenta la possibilità di entrare in contatto con virus stagionali e di contrarre sia infezioni respiratorie che gastrointestinali dagli altri bambini".
Quando, prosegue, "il genitore riesce, seppur a fatica, a superare le sue paure, non dovrebbe trovare sulla sua strada ostacoli di alcun genere. Invece gli ostacoli sono ancora una volta posti proprio da quelle istituzioni che dovrebbero tutelare il bambino e consentirgli un totale e sereno inserimento scolastico e sociale e che invece, con troppa superficialità , lo hanno discriminato".
Eppure, continua Silvana Mattia Colombi, "nel corso degli anni sono state emanate molte norme nazionali e internazionali che tutelano il diritto all'istruzione, alla socializzazione e all'integrazione dei bambini fin dalle scuole dell'infanzia. Il dirigente scolastico, prima di negare un diritto avrebbe dovuto informarsi e, se necessario, impegnarsi per trovare la giusta soluzione o l'eventuale alternativa, nel totale e prioritario interesse del minore. Ancora una volta invece ci si è scontrati con la mancanza di informazione, con il pregiudizio, con la discriminazione". L'appello alle istituzioni interpellate è di "mettere in atto tutte le iniziative perché il diritto all'istruzione venga garantito a tutti i bambini, compresi quelli malati di fibrosi cistica". Anche la Lega italiana fibrosi cistica, conclude, "si riserva comunque di prendere tutte le iniziative a tutela dei malati".
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