(ASCA) - Roma, 4 mar - Ha causato grande scalpore in tutto il mondo la notizia di una bambina nata sieropositiva e guarita dal virus dopo una terapia aggressiva antiretrovirale a cui e' stata sottoposta due anni fa, a meno di 30 ore dalla sua nascita. Gli esperti invitano tuttavia alla cautela, anche se il caso potrebbe aprire una speranza per i circa 330 mila bambini che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita' nascono ogni anno affetti da Hiv. Secondo i test effettuati dallo staff e dal gruppo di ricercatori del centro per bambini Johns Hopkins a Baltimore, in Maryland, che hanno avuto in cura la bambina, il trattamento a cui e' stata sottoposta, denominato ''cura funzionale '', avrebbe permesso di ridurre la presenza del virus ad un livello che un corpo e' in grado di controllare senza la necessita' del trattamento farmacologico standard, anche se non e' stato completamente debellato. Se sono molti gli ottimisti, qualche esperto sottolinea che sono diversi gli aspetti poco chiari. ''Un caso non puo' costituire un precedente per spingere tutti gli altri a fare lo stesso'', ha detto Harry Moultrie, ricercatore pediatrico del virus Hiv in un'universita' del Sudafrica. ''I ricercatori devono controllare ora da vicino questa bambina per controllare che l'Hiv non ricompaia in futuro'', ha fatto notare Genevieve Edwards del Terrence Higgins Trust, organizzazione per la lotta all'Aids in Gran Bretagna, spiegando che la bimba potrebbe far parte di quella ristretta cerchia di persone il cui sistema immunitario non necessita di farmaci per impedire la diffusione del virus. (fonte AFP). uda/
Nessun commento:
Posta un commento