Milano, 30 mag. (Adnkronos Salute) - Nel 2012 sono stati 339 i bimbi che in Lombardia hanno ricevuto una diagnosi di Adhd, la sindrome da deficit dell'attenzione e iperattività contro cui è attiva in regione una rete di 18 centri di riferimento che fanno capo ad altrettante Unità operative ospedaliere di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Uonpia). Poco più di un nuovo baby-paziente su 10 (14%) è stato sottoposto a terapia con farmaci, insieme al supporto psicologico. Il punto sul modello lombardo anti-Adhd, un progetto sostenuto dalla Regione e definito unico a livello internazionale, è stato fatto durante un convegno all'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, al quale hanno partecipato circa 500 persone tra genitori, insegnanti, psicologi, neuropsichiatri infantili e altri addetti ai lavori.
L'anno scorso - riferiscono dall'Irccs di via La Masa - ci sono stati 55.093 accessi alle 18 Uonpia da cui dipendono i centri di riferimento per l'Adhd, pari al 73% dell'intera popolazione regionale di 6-17 anni che si è rivolta ai servizi regionali di neuropsichiatria. Gli accessi diretti ai centri Adhd sono stati 1.635 (3%). Dei 510 nuovi casi di sospetta Adhd (31% degli accessi), la diagnosi è stata confermata in 339 (66%) e solo per 48 pazienti (14%) è stata intrapresa una terapia con psicostimolanti, in associazione con una terapia psicologica spesso rivolta anche alla famiglia.
"L'Adhd in Lombardia rappresenta un disturbo molto meno frequente di quello ipotizzato da più parti - afferma Maurizio Bonati dell'Istituto Mario Negri, promotore del congresso insieme alla Uonpia degli Spedali Civili di Brescia - Infatti, contrariamente all'1-8% riportato per altri contesti nazionali e internazionali, i pazienti con Adhd sono solo il 2 per mille della popolazione lombarda di 6-17 anni. Come pure la prescrizione di psicofarmaci è considerevolmente inferiore rispetto ad altre realtà ".
Secondo gli esperti, "sono questi i risultati evidenti frutto di uno specifico progetto (a tutt'oggi unico anche a livello internazionale) sostenuto dall'assessorato regionale alla Sanità . Il programma ha previsto l'attivazione e l'aggiornamento continuo di un Registro regionale per l'Adhd, che ha consentito di raccogliere informazioni approfondite relative ai bisogni assistenziali del paziente e i percorsi di cura ricevuta; la formazione degli operatori sanitari e la sensibilizzazione della popolazione, per una diagnosi e interventi più tempestivi e appropriati; la condivisione di percorsi di riferimento comuni, per garantire approcci e gestioni più omogenei da parte di tutti i centri di riferimento della Lombardia.
"Sono state individuate alcune criticità , tra cui quelle relative alle risorse e all'organizzazione dei servizi, che necessitano di una soluzione in un prossimo futuro - precisa Antonella Costantino vice presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza - Per esempio, i tempi di attesa tra la richiesta di cura e la diagnosi di Adhd variano considerevolmente tra i centri di riferimento, superando in alcuni casi anche l'anno".
Dopo 3 anni di lavoro, il progetto è alla sua conclusione e a detta degli esperti, "in considerazione dei risultati raggiunti, dovrebbe essere rinnovato e implementato da parte della Regione Lombardia: nell'interesse dei pazienti con Adhd (e delle loro famiglie), dell'aggiornamento degli operatori dei servizi sanitari preposti e degli insegnati coinvolti, e delle criticità organizzative dei percorsi di cura individuate". Silvio Garattini, direttore del Mario Negri, commenta: "Maggiore attenzione e risorse dovrebbero essere rivolte alla diagnosi precoce dell'Adhd, prima che il bambino entri nella scuola primaria, così da ridurre anche il rischio di medicalizzazione per ritardata diagnosi come attualmente succede per troppi pazienti".
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