Roma, 19 giu. (Adnkronos Salute) - Con l'accusa di aver deliberatamente contraffatto un farmaco utilizzato anche per la cura di affezioni respiratorie di lattanti e bambini, tre dirigenti della casa farmaceutica Geymonat sono finiti ai domiciliari. A riferirlo sono i Nas di Latina, che hanno condotto l'indagine in sinergia con l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e l'Istituto superiore di sanità (Iss).
I dirigenti arrestati avrebbero prodotto e commercializzato, su scala nazionale, il farmaco Ozopulmin "deliberatamente contraffatto e pericoloso per la salute anche di lattanti e bambini", spiegano i Nas. Nel medicinale contraffatto i tre arrestati al posto del principio attivo inserivano una sostanza 'simile', farmaceuticamente inefficace ma in grado di simularne analiticamente la presenza.
Il tutto a discapito dei pazienti, che inconsapevolmente assumevano un farmaco "completamente inidoneo allo scopo terapeutico", come giudicato dall'Istituto superiore di Sanità (Iss) dopo specifiche indagini analitiche eseguite sui campioni sequestrati.
In particolare, dalle indagini condotte dall'Aifa e dai Nas, su delega della Procura della Repubblica presso il tribunale di Frosinone, è emerso che gli indagati, rimasti privi del principio attivo a seguito di un disaccordo commerciale della ditta fornitrice, per assicurare la continuità del prodotto nelle farmacie e non perdere la fetta di mercato a vantaggio di medicinali concorrenti, avevano deciso di avviare comunque la produzione dei lotti del farmaco incriminato.
"Nella piena consapevolezza - spiegano i Nas - di esporre a rischi per la salute un considerevole numero di persone e di bambini, mettendo in commercio un farmaco contraffatto e inidoneo al suo scopo terapeutico, che avrebbe potuto procurare un aggravamento dei problemi respiratori".
Secondo quanto spiegato dai Nas, i tre arrestati si sarebbero dapprima procurati il 'sostituto' del principio attivo dalla Francia e successivamente avrebbero eseguito sul prodotto finito le analisi obbligatorie, ricorrendo ad un metodo diverso da quello riconosciuto, in modo così di assicurare la falsa positività . Ottenuti quindi gli auspicati risultati delle analisi, diffondevano regolarmente farmaci sul mercato e alteravano i rendiconti di produzione dei dati informatici delle materie prime al fine di occultare la presenza nei medicinali del 'sostituto' e far risultare fittiziamente quella del principio attivo.
Il vicecomandante dei Nas Antonio Diomeda ha lanciato un appello: "Chi ha in casa il farmaco anti-tosse ozopulmin" in supposte "è pregato di non utilizzarlo e di riconosegnarlo alla farmacia vicino casa, ai Carabinieri o ai Nas".
I Nas hanno annunciato di aver già ritirato tutte le confezioni presenti nelle farmacie, ma secondo le stime ci sarebbero circa 9.500 confezioni del prodotto nelle case degli italiani, con scadenza marzo 2016.
I tre manager avevano inserito al posto del principio attivo una sostanza simile, normalmente usata per cosmetici e integratori alimentari, ma farmaceuticamente inefficace. Si tratta di un farmaco da banco per bambini e adulti, un anti-tosse ad azione balsamica - non un antibiotico - e l'assenza del principio attivo lo rende di fatto inefficace.
I Nas sono riusciti a portare alla luce la contraffazione grazie a una segnalazione "di una farmacia di Roma", che avrebbe evidenziato uno sgretolamento sospetto delle supposte appartenenti a tre lotti. Da lì sono partite delle analisi nel marzo scorso e le ispezioni nell'azienda produttrice.
Il Codacons si costituisce come parte offesa e chiede di verificare la responsabilità dell'Aifa e del ministero della Slaute. "Stiamo già predisponendo le basi - spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi - per una azione collettiva da parte dei consumatori di Ozopulmin finalizzata, una volta accertati gli illeciti, a far ottenere a chi ha acquistato o utilizzato il prodotto il risarcimento dei danni subiti, sia sotto il profilo economico che sotto quello dei rischi sanitari corsi, in relazione all'inefficacia del medicinale e al conseguente possibile aggravamento delle condizioni di salute di chi lo assunto".
Il Codacons ritiene tuttavia che debbano essere accertate anche le responsabilità delle autorità sanitarie italiane, in particolare ministero della Salute e Aifa, in relazione alla commercializzazione del farmaco risultato poi contraffatto e ai relativi controlli eseguiti.
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