Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) - Malasanità a Roma. Vittima una signora 38enne che, all'ospedale San Camillo, interrompe la gravidanza per fini terapeutici ma le lasciano il feto dentro. Lo espelle in stato di decomposizione dopo 10 giorni, mentre sta facendo la doccia nella sua casa in Toscana. E' quanto riferisce all'Adnkronos Salute l'avvocato Piergiorgio Assumma, legale della signora Stefania M. che ha presentato denuncia lo scorso 18 ottobre. Dopo la querela sono scattate le indagini della Procura di Roma, che ha subito sequestrato la cartella clinica.
"La signora Stefania - spiega l'avvocato Assumma - dopo essersi resa conto di aspettare una bimba affetta da trisomia 21 (sindrome di Down) decide di recarsi il giorno 16 agosto 2013 nel reparto di Ivg dell'ospedale San Camillo di Roma, per effettuare una interruzione volontaria di gravidanza alla dodicesima settimana". Dopo qualche giorno di alto stato febbrile, le condizioni fisiche degenerano in forti dolori in tutto il corpo e grossi problemi di deambulazione. Il 26 agosto, dopo 10 giorni dall'intervento, al mattino la mia cliente subisce una consistente perdita ematica e successivamente, al suo ingresso in doccia, perde il feto nella sua integrità , che nel frattempo cade, a seguito dell'espulsione, nel piatto doccia".
A quel punto, la vittima, che si trovava in Toscana al momento del fatto, "viene immediatamente accompagnata dal marito, al pronto soccorso di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma, dove si trova il suo ginecologo di fiducia. In ospedale - sottolinea l'avvocato - dopo una nuova ecografia interna, che rilevava la presenza nell'utero di materiale abortivo, presumibilmente la placenta, viene immediatamente portata in camera operatoria per un nuovo intervento di revisione della cavità uterina". Nella sua denuncia la signora precisa che al San Camillo "alla fine dell'intervento" di interruzione volontaria di gravidanza, "al mio risveglio e quindi durante lo stato di coscienza non è mai stata effettuata alcuna ecografia, onde verificare che l'attività operatoria avesse rimosso ogni residuo organico".
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