Roma, 25 nov. (LaPresse) - All'inizio sembrava una lite tra esponenti nomadi di diverse etnie all'interno di un campo nomadi, ma quando sono intervenuti i carabinieri di Ciampino, alle porte di Roma, hanno capito che le due fazioni, una di origine serba e l'altra di origine macedone, stavano litigando per una ragazzina. Si tratta di una sedicenne, di origine macedone, domiciliata nel campo di Ciampino e che già tre anni fa era andata in sposa ad un ragazzo del campo di Castel Romano, di origini serbe, di due anni più grande di lei secondo un accordo stipulato tra le famiglie. Ma ora la ragazzina voleva rompere quel patto e voleva rientrare nella sua famiglia di origine.
Questo ripensamento ha fatto accendere la lite. I carabinieri intervenuti, dopo aver placato gli animi hanno ricostruito la vicenda ed hanno accertato che la famiglia acquisita, costringeva la minore a rubare nella Capitale a bordo dei mezzi pubblici o nelle vie del centro di Roma, con guadagni molto alti che però doveva consegnare alla famiglia del marito. La ragazzina, era in uno stato di soggezione continuativa, costretta a rubare. Per questo motivo i militari hanno sottoposto a fermo i due uomini per riduzione in schiavitù ed hanno accompagnato la ragazza in una comunità di accoglienza su disposizione del Tribunale per i minorenni.
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