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martedì 10 dicembre 2013

Pediatria: studio su bimbi Milano, piu' empatici se parlano di emozioni

Milano, 10 dic. (Adnkronos Salute) - Non è mai troppo presto per imparare l'alfabeto delle emozioni. Parlarne con i bambini, in piccoli gruppi e sotto la guida di un adulto, e sollecitarli su questo fronte aumenta l'empatia e le loro capacità cognitive, in particolare l'abilità di prevedere i comportamenti degli altri sulla base dell'inferenza dei loro stati mentali. E' la conclusione di uno studio dell'università di Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l'università di Manitoba del Canada. Gli scienziati hanno arruolato 110 bambini tra i 7 e gli 8 anni nelle scuole elementari dell'hinterland milanese e hanno analizzato 5 emozioni: rabbia, paura, colpa, felicità e tristezza.

La ricerca è pubblicata sulla rivista 'Journal of Experimental Child Psychology'. I ricercatori del Dipartimento di scienze umane per la formazione dell'università di Milano-Bicocca hanno realizzato lo studio nell'ambito del progetto 'Prin' del 2008, sulla scia dei risultati conseguiti in due precedenti studi, condotti dallo stesso team con bambini tra i 3 e i 5 anni. I piccoli allievi delle scuole milanesi selezionati per la ricerca sono stati distribuiti in un gruppo sperimentale e in uno di controllo.

Nella fase di pre-test sono state proposte ai bambini prove individuali di comprensione delle emozioni, di empatia e di teoria della mente (prova cognitiva), per valutare il livello di partenza. Poi si è passati alla fase di training che è durata circa due mesi. Durante questo periodo, i bambini del gruppo sperimentale, dopo aver ascoltato delle storie a contenuto emotivo, venivano coinvolti nelle conversazioni sulla comprensione della natura, delle cause e della regolazione delle emozioni. Per promuovere la partecipazione attiva di tutti, il gruppo è stato a sua volta suddiviso in piccole classi di circa 6 bambini. Le attività si sono concentrate su emozioni di base (felicità, rabbia, paura e tristezza) e su una complessa (senso di colpa). Ciascuna è stata oggetto di conversazione per tre incontri.

In ogni incontro un adulto introduceva il tema, seguiva un racconto di vita quotidiana, l'avvio della conversazione, e la riflessione finale sempre a cura dell'adulto. I bambini del gruppo di controllo, invece, ascoltavano le storie e in seguito facevano un disegno, non partecipando alla conversazione. Nella fase post-test, ai bambini sono state nuovamente proposte le prove, e dopo due mesi a tutti i partecipanti è stata riproposta la prova di comprensione delle emozioni per verificare la persistenza degli effetti prodotti dall'intervento.

Conclusione: il gruppo dei bambini sottoposti all'intervento è risultato migliorare "significativamente", spiegano i ricercatori, rispetto al gruppo di controllo, in vari aspetti della comprensione delle emozioni, nella dimensione cognitiva dell'empatia, e nella prova cognitiva di teoria della mente. L'uso della conversazione in piccolo gruppo, sottolineano gli esperti, ha favorito il decentramento cognitivo, l'assunzione del punto di vista dell'altro, la consapevolezza delle differenze individuali e il collegamento - da parte dei bambini - tra mondo interno non visibile e azioni manifeste.

"La novità dello studio - spiega Ilaria Grazzani, coordinatrice della ricerca e docente di psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione - consiste nell'avere scoperto che l'intervento sulle emozioni produce miglioramenti anche nella capacità cognitiva di 'teoria della mente', ovvero nella capacità che consente di prevedere i comportamenti degli altri sulla base dell'inferenza dei loro stati mentali ('se ha fatto questo, forse è perché desiderava qualcosa'; 'se ha agito in un certo modo doveva essere arrabbiato')". "All'interno della scuola primaria - aggiunge Veronica Ornaghi, assegnista di ricerca - è possibile realizzare interventi che, oltre a potenziare abilità come la comprensione delle cause delle emozioni, l'empatia e l'aiuto nei confronti dell'altro, producono miglioramenti su capacità di tipo cognitivo: rappresentarsi la mente dell'altro e prevederne i comportamenti, abilità indispensabile nella vita sociale".

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