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martedì 14 gennaio 2014

Greenpeace: sostanze chimiche pericolose nei vestiti per bambini

Acido perfluorottanico, ftalati, nonilfenoli etossilati: sono le sostanze chimiche pericolose che Greenpeace Asia ha trovato in una serie di vestiti e calzature per bambini di grandi marchi, fra i quali Disney, Burberry e Adidas, finiti sotto i riflettori dell’associazione che ha chiamato l’ultimo rapporto sulla presenza di sostanze nocive nell’abbigliamento “Piccoli mostri nell’armadio [1] ”.

I 12 marchi i cui prodotti sono stati testati da Greenpeace per la ricerca “Piccoli mostri nell’armadio” sono Adidas, American Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H &M, LI-Ning, Nike, Primark, Puma, Uni-qlo. “I risultati mostrano che non vi è grande differenza tra le concentrazioni di sostanze chimiche nei vestiti per bambini, un gruppo che è più vulnerabile all’inquinamento, rispetto a quelle riscontrate nei vestiti per adulti che sono stati analizzati in precedenti analisi condotte dall’associazione”, affermano da Greenpeace.

Quali i risultati della ricerca? Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di PFOA (acido perfluorottanico) in un costume Adidas erano molto più elevate del limite previsto da Adidas stessa nella sua lista di sostanze proibite, mentre una maglietta per bambini di Primark conteneva l’11 per cento di ftalati. Alti livelli di nonilfenoli etossilati sono stati trovati invece in prodotti di Disney, American Apparel e Burberry. PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.

“Un vero incubo per i genitori che desiderino comprare vestiti che non contengano sostanze chimiche pericolose â€" dichiara Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace Italia â€" Questi piccoli mostri chimici li troviamo ovunque, dai vestiti di lusso a quelli più economici, e stanno contaminando i nostri fiumi da Roma a Pechino”. L’associazione chiede al Governo della Cina, maggior produttore al mondo di tessile, di bandire le sostanze pericolose dall’industria e chiede alle imprese di impegnarsi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il  1 gennaio 2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio 2011, 18 importanti aziende del settore dell’abbigliamento â€" tra cui Valentino, Mango e Zara - si sono già impegnate pubblicamente.

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