Roma, 22 lug. (AdnKronos Salute) - Mentre in Italia è acceso il dibattito sull'eterologa, in Gran Bretagna si va verso la nascita di bebè 'con tre genitori'. La revisione pubblica condotta sulla tecnica è stata ampiamente positiva, ha reso noto il Dipartimento della sanità britannico. Ma un certo numero di dettagli tecnici e scientifici deve ancora essere analizzato, prima che il progetto finisca all'esame del Parlamento. La tecnica dei 'tre genitori' per un bebè sarebbe limitata ai casi di malattie mitocondriali, che colpiscono un nato su 6.500 in Gran Bretagna. Usando sperma e ovuli dei genitori, più un ovulo aggiuntivo da una donatrice, si dovrebbe poter prevenire queste patologie, sostengono i ricercatori dell'Università di Newcastle che propongono la tecnica.
Un panel di scienziati ha già suggerito che non ci sono elementi per giudicare insicura la procedura, ma gli esperti hanno chiesto ulteriori indagini. Il Governo britannico, riferisce la Bbc, attende ora altri dettagli, da definire nei prossimi mesi, prima che il programma sia approvato e accessibile agli aspiranti genitori. La consultazione pubblica ha ottenuto circa 2 mila risposte, e i ministri hanno concordato che l'Human Fertilisation Embryology Authority considererà ogni richiesta dei genitori, caso per caso. Inoltre i bambini non dovrebbero conoscere, una volta adulti, l'identità del 'donatore mitocondriale'.
I mitocondri sono le 'centrali elettriche' della cellula, e passano da madre a figlio. Dunque usando un ovulo extra, ottenuto da una donatrice sana, si dovrebbe garantire al nascituro mitocondri altrettanto sani. Ma il risultato porterà anche a bebè con il Dna dei due genitori e con un 1% di materiale dalla donatrice, dal momento che anche i mitocondri hanno il loro Dna. Proprio questo, insieme all'idea di 'bebé su misura', non piace agli oppositori del progetto. Mentre dal Progress Educational Trust si chiede al governo di fare presto. "Ora l'esecutivo punta a fornire un aggiornamento nel primo autunno 2014, e speriamo che non tardi ancora", dice Sarah Norcross, direttore del Progress Educational Trust.
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