Roma, 9 dic. (LaPresse) - In Italia le donne godono di un buon livello di assistenza in gravidanza. Più di 2 donne su 3 si sono sottoposte alla prima visita entro il secondo mese di gestazione e la quasi totalità (94,3%) l'ha effettuata entro il terzo mese, come raccomandato dai protocolli nazionali. In particolare aumentano le donne che effettuano la visita entro la fine del primo mese (dal 23,1% nel 2000, al 34,1% nel 2013). A ritardare la visita sono principalmente le donne straniere, quelle più giovani e quelle con un basso livello d'istruzione. Lo rivela un'indagine Istat su 'Gravidanza, parto e allattamento al seno'.
L'altra faccia del fenomeno registrato dal report è l'eccesso di medicalizzazione della gravidanza che, già registrato nel 2000, si acuisce significativamente nel 2013, con un ulteriore aumento del ricorso a prestazioni diagnostiche per immagini. Il Sistema sanitario nazionale prevede attualmente l'esenzione per tre esami ecografici in caso di gravidanze fisiologiche (cioè senza patologie), ma, nel complesso, l'80,3% delle donne ne ha fatte oltre 3. Aumenta soprattutto la percentuale di donne che si è sottoposta a 7 ecografie o più: dal 23,8% nel 2000 al 37,6% nel 2013.
Il livello di medicalizzazione della gravidanza è legato alla figura professionale che segue la futura mamma: le donne seguite da un ginecologo privato effettuano più spesso 7 o più controlli ecografici (45,2%), mentre le quote sono più contenute tra quante sono state seguite da un ginecologo del consultorio (17,3%) o di una struttura pubblica (28%). Anche nel caso di gravidanze fisiologiche l'elevato ricorso a controlli ecografici è molto più alto nel privato (41,8%), rispetto al pubblico (18,5%). Sono soprattutto le donne del Sud a sottoporsi a 7 o più ecografie (44,4%), a fronte del 30,6% delle residenti nel Nord-est (30,6%).
Il report evidenzia anche un dislivello di medicalizzazione tra le donne straniere rispetto alle italiane. Il 20,2% ha effettuato 7 o più controlli ecografici contro il 41,5% delle italiane; il 71,3% si rivolge più spesso ad un ginecologo del consultorio o di una struttura pubblica (il 24,7% delle italiane).
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