Roma, 26 gen. (askanews) - Un Olocausto che è - prima di tutto - un "viaggio verso destinazione ignota" ricorda lo storico Carlo Greppi, dell'Università di Torino, nell'affrontare il capitolo dedicato alle vittime: il trasporto, le condizioni fisiche dei deportati, le "procedure" per l'eliminazione fisica. Dettagli che rivivono nei disegni dei bambini di allora. Immagini che si intrecciano con le testimonianze che Alessandra Tarquini, della Sapienza di Roma, raccoglie nel ghetto di Roma e a Milano incontrando Liliana Segre e Pietro Terracina, deportati - per motivi razziali - quando avevano tredici e sedici anni.
Diciassette milioni sono state le vittime delle persecuzioni razziste. I loro dati sono conservati a Bad Arolsen, in Germania, utilizzati dagli alleati per cercare di ridare nome e storia ai sopravvissuti, molti dei quali bambini. E qui si apre l'ultimo capitolo dello Speciale, dedicato ai "salvati" di cui parla la professoressa Silvia Salvatici dell'Università di Teramo che incontra Rebecca Boheling, la direttrice di questo centro internazionale per ricostruire le storie di tanti bambini per i quali la liberazione dai Lager apre strade diverse: dai difficili ricongiungimenti familiari all'adozione, dall'affidamento a parenti all'orfanotrofio. Quest'ultima è la sorte che tocca anche alle sorelle Tatiana e Andra Bucci: da Auschwitz a Praga, poi a Lingfield, in Inghilterra. Dove apprendono che la madre è ancora viva. E riescono a tornare alla propria famiglia.
Nessun commento:
Posta un commento