Roma, 13 mag. (AdnKronos Salute) - La notizia arrivò in tutta la sua scioccante realtà poco più di un anno fa. Due coppie di aspiranti genitori che si erano rivolte al centro di procreazione medicalmente assistita dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, incappate in un clamoroso errore: gli embrioni della prima impiantati per sbaglio nell'altra. Colpa di un'omonimia nelle provette. Risultato: una coppia ha ottenuto una gravidanza; l'altra ha visto quelli che ancora oggi considera i propri figli, due gemellini, nascere nel mese di agosto dai genitori 'biologici'. Che li hanno subito, regolarmente registrati all'anagrafe.
Ispezioni e accertamenti al Pertini hanno comunque confermato che si era trattato di un caso isolato, frutto di errore umano. Da allora il direttore generale dell'Asl Roma B, Vitaliano De Salazar, ha provveduto a una serie di interventi - fra cui anche il licenziamento di due biologi che lavoravano nel centro e la nomina di un nuovo responsabile, l'andrologo Rocco Rago - per ristabilire il massimo livello di sicurezza possibile nel centro di Pma, con investimenti per nuovi sistemi di controllo e registrazione delle coppie che accedono al servizio, anche attraverso tesserini di riconoscimento con foto.
E da marzo, mese in cui il centro è rientrato in piena attività dopo un periodo di chiusura, "500 coppie vi si sono rivolte in soli due mesi, per un totale di 16 gravidanze già in corso", conferma Rago. L'Adnkronos Salute è entrata per la prima volta e in esclusiva all'interno del centro rinnovato, mostrando - in un video online sul sito adnkronos.com - com'è organizzato oggi, "con 300.000 euro di nuove tecnologie a disposizione" delle coppie in cerca di un figlio, che attualmente non devono neanche mettersi in lista di attesa: "la struttura, l'unica pubblica in tutto il Lazio autorizzata a operare dal Centro nazionale trapianti, al momento non ne ha", evidenzia De Salazar.
"Siamo arrivati qui dopo più di un anno di tentativi per avere un bambino, per un problema di mio marito - racconta B., 39 anni, che ha effettuato oggi l'impianto degli embrioni e fra qualche settimana saprà se è incinta - poi a marzo scorso abbiamo scelto questa struttura, di cui ci siamo subito fidati: pensiamo che un errore del genere non potrebbe mai ricapitare, e poi sono stati molto professionali e velocissimi nel prenderci in carico. Oggi siamo già alla fine del percorso. Credevamo di doverci mettere in lista d'attesa per chissà quanti mesi, al contrario in un mese e mezzo abbiamo fatto tutte le analisi e gli interventi necessari per la fecondazione in vitro".
La storia choc dello scambio di embrioni è stata seguita da una serie di tentativi di azioni legali da parte della coppia di genitori 'genetici' contro quelli biologici. Finora i tre ricorsi sono stati bocciati dai tribunali ordinari: secondo i giudici, la madre dei gemelli è colei che ha portato avanti la gravidanza, e il padre suo marito. Ma le lacune nella legislazione italiana relativamente a questa tematica, lasciano ipotizzare nuove battaglie legali e anche richieste di ingenti risarcimenti.
"Dall'inizio della vicenda - racconta Michele Ambrosini, avvocato della coppia che ha partorito i gemelli - c'è stato un paio di tentativi di ricorso: uno a l'Aquila, dove sono nati e sono stati registrati i gemelli, uno a Roma. Entrambi bocciati dai giudici. I miei assistiti sono legalmente i genitori dei bambini. Stiamo comunque ragionando sulla richiesta di risarcimento e lavorando sulla sua quantificazione anche attraverso colloqui con l'assicurazione dell'ospedale Pertini: siamo davanti a un danno esistenziale notevole, che si ritorcerà sulla vita di quattro persone". "La situazione è troppo delicata al momento per poter parlare dei passi che intraprenderemo in futuro", si limita a commentare invece Nicolò Paoletti, legale dei genitori biologici dei gemelli 'contesi'. Nessuna richiesta di risarcimento, conferma anche il Dg della Asl Rm/B, è ancora giunta al Pertini.
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