Roma, 19 mag. (AdnKronos Salute) - Tra scioperi, scontri e minacce di blocco degli scrutini "la fine dell'anno scolastico sarà ansiogena per gli alunni, soprattutto i più piccoli e quelli che dovranno fare gli esami. L'incertezza e gli scontri degli adulti sulla 'Buona Scuola', insomma, finiranno per pesare proprio su quelli che dovrebbero essere i protagonisti del sistema scolastico: gli alunni. E non mi sembra finora che qualcuno abbia tenuto conto dei loro timori, delle loro preoccupazioni e delle loro ansie. Ecco perché il mio invito è a guardare la scuola con gli occhi dei bambini". A intervenire, alla vigilia del voto finale sul ddl Buona Scuola è il pediatra di Milano Italo Farnetani, che sottolinea l'effetto degli scontri sullo stato d'animo dei ragazzini.
"Non voglio entrare nel merito delle questioni, ma solo ricordare che la scuola, le pagelle, i voti hanno un ruolo centrale per la vita dei giovanissimi. Ancora una volta - dice all'Adnkronos Salute il pediatra - ci troviamo con un mondo progettato dagli adulti per gli adulti, in cui tutti gridano le proprie reazioni e nessuno si ferma a pensare al punto di vista di bambini e adolescenti, che in questi mesi in classe hanno investito tanto. Vedere gli adulti scontrarsi su temi come ad esempio i test Invalsi, e poi trovarsi a doverli fare, è destabilizzante per gli alunni, specie per i più piccoli. Ecco perché sarebbe bene che 'i grandi' abbassassero i toni, anche per non perdere autorevolezza".
Certo, la questione degli Invalsi è delicata, "ma lo è anche il fatto che una scuola moderna dovrebbe rispettare finalmente i tempi dei bambini".
Il pediatra, dal canto suo, non nasconde alcune perplessità sui test Invalsi: quelli per i ragazzini "di terza media non permettono di scattare una fotografia oggettiva del livello di preparazione. Inoltre vengono favorite le piccole 'allodole', quei bambini che vanno a letto presto e si svegliano all'alba senza fatica, rispetto ai 'gufi', che alla mattina impiegano più tempo per carburare", osserva Farnetani che da tempo si batte perché la scuola tenga conto dei ritmi biologici dei piccoli.
Secondo l'esperto, dunque, le prove per l'accertamento dei livelli generali e specifici di apprendimento in italiano e in matematica degli studenti dovrebbero essere "più rispettose della cronobiologia e quindi dei ritmi naturali dei ragazzi". Infatti, "ormai grazie agli studi e alle ricerche sappiamo che il momento in cui è più attiva la memoria a breve termine, e dunque è opportuno programmare i compiti in classe, va dalle 11 alle 13. Fino alle 10, in media, l'alunno si sta ancora svegliando. Bisognerebbe tenerne conto quando si programmano i test, ma anche quando si studiano i calendari delle lezioni".
Secondo il pediatra, se l'organizzazione delle prove Invalsi "non è su misura per i ragazzi", anche i ritmi scolastici non lo sono. "Se vogliamo davvero una buona scuola, sarebbe ora di sfruttare le conoscenze scientifiche per 'disegnare' degli orari di lezioni, compiti in classe, educazione fisica e interrogazioni tali da consentire agli alunni di dare davvero il massimo", conclude.
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