Roma, 20 lug. (LaPresse) - "La 'partita Borsellino' era stata liquidata in un attimo dopo quelle dimissioni provocate da chiacchiere, maldicenze e attacchi. Quattro pedine risistemate e via. Con le mie parole si è rimesso tutto in gioco. Si sono scossi tutti. Lucia non poteva parlare e ci ho pensato io". Lo racconta in un colloquio al 'Corriere della Sera' Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso, che durante la commemorazione della strage di via D'Amelio ha preso a sorpresa la parola. "Nulla di concordato - spiega Borsellino - Lei, in vacanza con nostra sorella Fiammetta a Pantelleria, non si aspettava niente di tutto questo. Io non ci ho dormito la notte. Avevamo deciso di non andare alle manifestazioni. Sapevo che il presidente Mattarella alle 3 sarebbe andato al palazzo di giustizia. A mezzogiorno ho buttato giù qualche riga. Alle 2 mi sono p resentato in tribunale, dal presidente della Corte di appello, Gioacchino Natoli. Ho chiesto un contatto col cerimoniale. Un breve incontro con il capo dello Stato. E poi ho parlato nell'aula magna". E in quell'aula magna Manfredi racconta di aver avuto la sensazione di "rivivere lo stesso sconforto di Rosaria Schifani ai funerali di 23 anni fa. Fortunatamente è stato un attimo, solo un attimo, poi è prevalso l'ottimismo che ci hanno lasciato i nostri cari caduti a Capaci e in via D'Amelio".
Sul caso che ha coinvolto la sorella Lucia, Manfredi Borsellino aggiunge: "Io per il lavoro che faccio come commissario della polizia di Stato non entro nel merito del contraddittorio con uomini politici. Non posso essere trascinato in dibattiti politici. à roba che non interessa me, la mia famiglia, la stessa Lucia che in questi anni non ha fatto politica. Lei è stata assessore tecnico - conclude -. Ha operato tra mille difficoltà e poi è andata via".
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