Rho Pero (Milano), 10 lug. (LaPresse) - "Il rapporto naturale con il cibo si è modificato: oggi pensiamo più alla nostra salute che alla nostra vita. In epoca di sovrabbondanza di cibo, raramente mangiamo quando abbiamo fame. Non mangiamo più seguendo i segnali biologici, ma secondo categorie cognitive: quante calorie assumiamo, che cosa è bene mangiare. Il bambino nei primi anni di vita funziona, invece, a uno stato precedente rispetto al nostro: più vicino allo stato naturale". Lo ha detto il dottor Giovanni Gravina, medico specialista in endocrinologia dell'Asl 5 di Pisa, docente all'Università di Pisa e responsabile Centro per i disturbi Alimentari - Casa di Cura San Rossore (Pisa) in un incontro promosso dal Ministero della salute allo 'Spazio Donna' del Padiglione Italia, ad Expo.
"Il metabolismo viene considerato - ha aggiunto - come un bilancio. L'ipotalamo regola i segnali di sazietà e di fame e lo fa sulla base di fattori genetici. Noi abbiamo molto sovrapposto altri sistemi come i centri cognitivi. L'alimentazione è regolata da scelte volontarie. I bambini non decidono, invece, rispetto a valori e ad aspettative. Per il bambino è diverso: non solo fame e sazietà , ma anche il piacere, ovvero il sapore. Dal punto di vista neurofisiologico - ha continuato - è affascinante: è il gusto nei bambini il determinante più potente. Quindi, intervengono, anche i centri di piacere con stimoli sensoriale di gratificazione del cibo. Il bambino risponde a due categorie: il bisogno e il piacere".
Qual è la strategia migliore che deve adottare una mamma per educare il proprio bambino a mangiare sano? I genitori - come ha spiegato il professore - devono essere al corrente del fatto che i bambini mangiano ciò che loro piace, a un livello sensoriale. I determinanti genetici guidano le esperienze con il cibo e vengono soddisfatte e rafforzate, nella nostra società , dalle esperienze sensoriali con il cibo 'industriale' ad alta densità energetica. La graduale esposizione ad un determinato alimento, ripetuta a lungo, facilita l'accettazione di quel particolare cibo. Questa è una buona soluzione per convincere i più piccoli a mangiare anche le verdure. "Magari sotto forma di purea e di soufflé ed evitando di dire 'Ti fa bene' o 'Devi', perché i bimbi sono guidati dal 'Mi piace'", ha ricordato il professor Gravina.
Presentare, vista questa premessa, tutti gli alimenti ai bambini con particolare attenzione e cura può favorire l'accettazione di cibi più difficili da gradire. E' utile per i genitori, in particolare per la mamma e per chi prepara gli alimenti, porre attenzione sui segnali interni del bambino (come la sazietà ) anziché sui segnali esterni (ovvero le proprietà nutrizionali del cibo). Un approccio prescrittivo e autoritario della mamma, nei confronti dei cibi presentati al proprio bambino, favorisce il rifiuto. Insomma, lasciamo scoprire ai nostri figli i cibi. Senza imposizioni.
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