Roma, 7 ago. (AdnKronos Salute) - - Nonostante la teoria più in voga, almeno negli Stati Uniti, sia quella della 'genitorialità positiva', alla 123esima Convention annuale della American Psychological Association in corso a Toronto gli esperti della Oklahoma State University tornano sulla questione delle punizioni quando i bambini non obbediscono. A patto che siano imposte in un certo modo, assicurano, è possibile ottenerne la massima efficacia.
Nella sua presentazione, lo psicologo Robert Larzelere ha raccontato di come il suo team di ricerca abbia intervistato 102 madri che avevano fornito una descrizione dettagliata di 5 occasioni in cui avevano dovuto punire i loro bambini per aver colpito qualcosa, piagnucolato senza motivo, sfidato un genitore, aver tentato di 'negoziare' un ordine o non ascoltato.
Offrire dei compromessi è apparsa la tattica più efficace per ottenere miglioramenti immediati, indipendentemente dal tipo di comportamento. Il ragionamento funziona in caso di reazione ad azioni moderatamente fastidiose, come un piccolo piagnisteo. Mentre le punizioni vere e proprie, come sequestrare un giocattolo o non consentire di vedere la televisione, sono risultate più efficaci del ragionamento in caso bambini 'maneschi' o che sfidano di continuo i genitori.
In un'altra presentazione allo stesso convegno, Ennio Cipani della National University ha spiegato che la ragione per cui le punizioni non funzionano o sono viste negativamente è perché non sono utilizzate correttamente. "I nostri risultati di casi clinici - ha riferito l'esperto - hanno dimostrato che le punizioni utilizzate costantemente, ma solo per alcuni selezionati comportamenti e situazioni riducono in modo significativo le azioni problematiche nel corso del tempo".
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