Roma, 24 set. (AdnKronos) - "Questo è il mio film più completo, ha una scrittura estremamente sofisticata ma lineare, racconta la vita, l'amore, la caducità dell'uomo e la paura di amare". Parla così Gabriele Muccino alla presentazione del suo nuovo lavoro 'Padri e figlie' uno struggente dramma sul rapporto tra un padre (interpretato da Russell Crowe) e sua figlia (la giovane Kylie Rogers e poi da Amanda Seyfried) che copre circa un ventennio, dagli anni '80 ai giorni nostri. Crowe è Jane Davis, un romanziere premio Pulitzer rimasto vedovo, che lotta contro un disturbo mentale mentre cerca di crescere nel miglior modo possibile sua figlia Katie di cinque anni. 25 anni dopo Katie, giovane studentessa di psicologia, incapace di amare, si troverà ad affrontare le conseguenze della sua infanzia tormentanta.
"Amare significa anche incorrere nel lutto, nel conflitto, nell'inganno e nel tradimento -dice Muccino- Katie non ama perché ha un vuoto che non riesce a colmare. L'amore è il motore che muove il mondo, lei corre tutti i rischi pur di essere una donna in movimento verso la reale crescita, verso la consapevolezza di quello che va creato e superato". Dopo il successo di 'La ricerca della felicita', 'Sette anime' e 'Quello che so sull'amore' Muccino torna a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera americana con un film struggente che parla della vita, dell'amore e delle relazioni famigliari a 360 gradi, di come si possa guardare avanti anche se la vita ci mette davanti a delle prove che sembrano insormontabili. In questo il film parla chiaro: 'Everything will be fine', tutto andrà bene, e non è solo quello che i personaggi ripetono nella pellicola, quasi a esorcizzare i loro demoni, ma sembra piuttosto il messaggio che il regista vuole trasmettere al suo pubblico. "I l film ha diverse sottotrame -spiega Muccino- dalla storia tra un padre e una figlia, alla crisi dell'artista, che masochisticamente decide di mettersi a nudo per raccontare la sua opera, sottoponendosi alla pioggia di petali o alla sassaiola".
"Questo è quello che l'artista vive nel film - aggiunge il regista- e poi c'è la storia della bambina orfana, chiusa, il veicolo attraverso il quale il personaggio di Amanda Seyfried rompe la barriera, scoprendo di riuscire a provare dei sentimenti, primo spiraglio che le aprirà la porta verso l'amore. C'è inoltre la sotto trama dell'affidamento - continua Muccino- che non può essere più attuale. à un momento lacerante, che il film racconta senza togliere nulla al nucleo portante della storia". Il regista racconta di essersi riconosciuto nel personaggio dell'artista interpretato da Russel Crowe, "anche se la storia non l'ho scritta io, mi ci riconosco". Come quando Crowe, in un momento del film dice "mi chiedo perché Dio abbia creato scarafaggi e critici".
"La battuta non l'ho scritta io (Lo sceneggiatore è l'americano Brad Desch, alla sua prima prova hollywoodiana, ndr) - dice Muccino- ma l'artista per definizione decide di mettersi a nudo in pubblico, perché ha questa strana e curiosa urgenza di raccontare se stesso sapendo che si esporrà anche al dissenso e al misconoscimento di un'opera che è stata parte della sua vita". C'è un' altra frase nel film che pronuncia Russell Crowe riferendosi agli Stati Uniti e che ha incuriosito durante la proiezione per la stampa: 'Questi sono gli 'United States of Money': "à una frase che non potrebbe essere più vera - prosegue Muccino- anche se non l'ho scritta io. Ho scritto molte scene ex novo, come quella in cui padre e figlia vanno al museo o cantano insieme 'Too colse to you' dei Carpenters".
"Il denaro governa la vita degli individui schiacciati da una pressione psicologica forte. Tutti sono molto soli e l'America è una società estremamente individualista", spiega Muccino e aggiunge: "Conosco bene il mondo di Los Angeles, il livello di felicità e lo stile di vita americano costituiscono un forte paradosso". Non solo l'amore e la società , 'Padri e figlie' è soprattutto un film sulla crescita, come sottolinea il regista, "Noi siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto da bambini - afferma - la nostra personalità si forma nei primi sette anni di vita che riempiono la scatola del nostro subconscio. Le bambine, io lo vedo con la mia di sei anni, sono molto protettive con il padre, soprattutto quando lo sentono debole. Le donne danno naturalmente amore per riceverlo".
"Nonostante i nostri genitori abbiano vissuto con le sirene dei bombardamenti -ricorda Muccino- hanno conosciuto il benessere del boom economico e noi abbiamo saputo apprezzare l'Italia come il posto in cui ancora oggi, nonostante tutto, si vive bene. A Napoli con venti euro si può fare ancora la spesa, in America no". Oltre a Crowe e Seyfried, il cast vanta Jane Fonda, nella parte dell'agente letterario di Crowe, e Octavia Spencer, Aaron Paul (Jesse Pinkman di 'Breaking Bad') e Diane Krueger e ancora Quvhanzanè Wallis e Janet McTeer. "Con il cast girare è stata una continua sorpresa - racconta Muccino - à un trionfo di talenti e potenze attoriali. Crowe è un gigante, temutissimo, e sul set non parla con nessuno, solo con il regista e a voce bassissima.
"All'inizio Crowe cercava di capire se io avessi il comando della nave, poi abbiamo avuto settimane idilliache. Non ama provare -prosegue Muccino- ma arriva sul set e tu devi essere pronto. à l'unico attore con il quale ho lavorato che non si è mai controllato sul monitor. Russel porta grandissima energia sul set". "Una delle rivelazioni è stata Kylie Rogers, che interpreta la piccola Katie ed è tra i volti della serie TV 'The Whispers' - aggiunge Muccino - una bambina prodigio. Come mi è capitato con il figlio di Will Smith, Jaden, trovo che gli attori bambini siano letteralmente posseduti dal personaggio".
Quanto alla protagonista femminile, Amanda Seyfried, esplosa qualche anno fa sul grande schermo con il musical 'Mamma mia!' al fianco di Maryl Streep, Muccino non usa mezzi termini: "E' un magnete per la macchina da presa, con i suoi occhi dà quattro letture diverse nello stesso momento - afferma il regista - è fantastica". Il film, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 1 ottobre, sarà lanciato sul mercato americano a dicembre, e sembra avere tutte le carte in regola per concorrere alla stagione dei festival e dei premi, anche se non sarà tra le proiezioni in concorso alla prossima 'Festa del cinema di Roma': "Io volevo portarlo sia a Cannes sia a Venezia - racconta Muccino - ma non sono decisioni che dipendono da me. Anche per i film con Will Smith sarei andato ai festival ma non tutti i produttori sono disposti a confrontarsi con la vetrina dei festival. 'Padri e figlie' è un film che in America chiamano 'Art' che entra nella 'scatola' dei film di prestigio, con l'ambizione di entrare nella corsia che porta ai premi, è diverso da 'Quello che so sull'amore', che nasceva con natura più commerciale. Hollywood -scandisce Muccino- non è il paese dei balocchi come ho creduto quando ho girato i film con Will Smith".
"Il cinema americano e gli Studios stanno puntando su una formula sicura, quella che vende giocattoli, come i film della Marvel, 'Hunger Games' e 'Twilight'. I film drammatici sono sempre meno e spesso si tratta di pellicole indipendenti. Io sono un regista popolare - conclude Muccino- amo la sala piena, il pubblico che reagisce, la gente che si commuove. Lo faccio per risolvere tutte le cose irrisolte che mi porto dentro, giro film per emozionarmi e per farlo devo creare un'atmosfera emozionante in primis per gli attori, e poi per gli spettatori".
Dopo 'Padri e figlie', il regista promette di tornare a girare altri film a stelle e strisce "se i progetti saranno belli e interessanti". Quel che è certo, per ora, è che torneremo a vedere le pellicole di Muccino a partire dal prossimo anno, quando 'L'estate addosso' prima e 'Paura di volare' poi, film tratto dall'omonimo romanzo di Erica Jung, che il regista sta finendo di montare, arriveranno nelle sale italiane.
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