Roma, 19 set. (Adnkronos Salute) - Una vita precaria, l'incubo del licenziamento o un'improvvisa povertà. Sono i fattori esterni, acutizzati dalla crisi economica internazionale, che mettono seriamente a repentaglio la stabilità della famiglia e finiscono per far esplodere, in forme violente, lo stress dei genitori. E spesso "almeno nel 50% delle famiglie, già in una situazione delicata, questo si trasforma in un episodio di maltrattamento ai danni dei figli". Ad affermalo all'Adnkronos Salute è Isabel Fernandez, psicoterapeuta e delegata nazionale al Consiglio d'Europa per gli interventi di supporto in disastri collettivi.
"Ogni componente della famiglia - avverte la psicoterapeuta - che finisce schiacciato dalla crisi può, in momenti di forte stress, scaricare queste tensioni verso i membri più deboli e indifesi. E spesso i piccoli sono vittime di traumi alla testa e della sindrome del bambino scosso (Sbs)".
L'equazione crisi economica e abusi fisici sui più piccoli è dimostrata da uno studio dell'University of Texas di Austin (Usa), pubblicato sulla rivista Pediatrics. I ricercatori hanno verificato come nei tre anni precedenti il 'crack' finanziario internazionale del 2007, il tasso di lesioni alla testa riportato dai bambini (età media di nove mesi) è stato di 8,9 su 100 mila all'anno. Dopo la crisi economica, il numero è salito a 14,7 su 100 mila. "In Italia - non abbiamo dati sul fenomeno. Ma è chiaro che anche nel nostro Paese la relazione figli-genitori è il legame che subisce i colpi peggiori da un situazione economicamente destabilizzata. Lo stress, l'ansia e le forti preoccupazioni dell'adulto, già in notevole difficoltà, vengono trasferite anche con episodi di maltrattamenti ai figli".
"Possono verificarsi - spiega Fernandez - sia violenze dirette che indirette. Le prime sono legate ai traumi alla testa e ai casi di sindrome del bambino scosso (Sbs), ovvero quando vengono provocati danni neurologici scuotendo il cranio del piccolo. Episodi - sottolinea - che possono accadere, ad esempio, quando non si riesce a far smettere di piangere il bimbo. I secondi invece sono le sofferenze che il bambino percepisce osservando il genitore in difficoltà. Lo vede stanco - prosegue l'esperta - senza energie, spesso depresso o in preda a eccessi d'ira e violenza".
Secondo la ricerca americana tra le possibili cause dell'aumento degli episodi di maltrattamento, dovuti alle conseguenze della crisi negli Stati Uniti, c'è la diminuzione delle risorse a disposizione delle madri, spesso costrette a lasciare i bambini a persone che di solito non si prendono cura di loro. Contano anche i tagli alle politiche di assistenza sociale. Un fenomeno che si sta manifestando anche nel nostro Paese, come avverte la psicoterapeuta: "Quando ci si accorge che la situazione all'interno del nucleo familiare sta sfuggendo di mano bisogna chiedere aiuto. Ecco - suggerisce - che le mamme e i papà, o i parenti stretti, devono chiedere aiuto ai servizi sanitari del territorio. Quindi agli assistenti sociali, ai consultori, al pediatra. Senza dimenticare il medico di famiglia".
"Questo tipo di problemi può risolverli anche la stessa famiglia - afferma la psicoterapeuta con un pizzico di ottimismo - per prima cosa il papà o la mamma non devono escludere il piccolo dalla grave situazione che stanno vivendo. Se hanno un figlio di 4-5 anni possono spiegargli tranquillamente il motivo del peggioramento del loro umore. Perché sono distratti o nervosi. Insomma - conclude Fernandez - devono parlare al piccolo e non chiudersi in un isolamento che peggiora solo la condizione di forte stress. E danneggia la tranquillità del minore".
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