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mercoledì 23 novembre 2011

Pediatria: anche nei bimbi occhio a girovita, ecco i test spia di obesità

Milano, 23 nov. (Adnkronos Salute) - Metro della sarta alla mano per capire se i rotoli del bimbo sono davvero 'tutta salute', o piuttosto l'anticamera di una vita da 'extralarge'. Anche da bambini il girovita è un parametro da tenere sotto controllo, avverte Marcello Giovannini, presidente della Società italiana di nutrizione pediatrica. L'esperto, professore emerito di pediatria all'università degli Studi di Milano e capo del Comitato scientifico della Fondazione Istituto Danone, durante un incontro organizzato nel capoluogo lombardo ha passato in rassegna i test utili a scoprire se il 'cucciolo di casa' è fuori forma. Diagnosi precoce, infatti, significa anche prevenzione. Perché se un bimbo è obeso, il rischio che rimanga tale anche da adulto è da 2 a 6,5 volte superiore rispetto al caso in cui il bambino è normopeso.

I dati del ministero della Salute (indagine Okkio 2010), ricorda Giovannini, indicano che tra i bambini italiani in età scolare oltre uno su 4 (22,9%) è sovrappeso e più di uno su 10 (11,1%) obeso. Un rischio da monitorare con attenzione fin dai primi mesi di vita. Ma come? "Fino a 24 mesi il dato da tenere sotto osservazione è il rapporto peso/lunghezza - spiega il pediatra - Il valore soglia (cut-off) è all'85° percentile per il sovrappeso e al 95° percentile per l'obesità. Dopo i 24 mesi si può utilizzare anche l'indice di massa corporea Bmi", cioè il peso in chili fratto l'altezza in metri elevata al quadrato.

"In questo caso - precisa lo specialista - come valore cut-off per il sovrappeso si considera il percentile di Bmi coincidente con un Bmi di 25 una volta compiuti i 18 anni", mentre la spia di obesità è "il percentile di Bmi coincidente con un Bmi di 30 a 18 anni. Il calcolo del Bmi è raccomandato ad ogni controllo clinico". Ma "anche la plica tricipitale (misura dello 'spessore' del grasso sottocutaneo nella parte superiore del braccio, confrontata con specifiche tabelle, ndr) può essere usata per diagnosticare l'eccesso di peso". Una volta diagnosticati sovrappeso o obesità, plicometria e rilevazione del girovita sono strumenti chiave per 'dosare' la massa adiposa e svelare un eventuale rischio metabolico.

Anche "in età pediatrica - continua Giovannini - la circonferenza della vita può essere considerata da sola un marcatore di rischio cardiovascolare nei soggetti in sovrappeso". Se per gli adulti 'l'allarme rosso' scatta superati i 102 centimetri per gli uomini e i 88 per le donne, per interpretare il girovita dei bambini esistono specifiche tabelle di riferimento in cui i valori soglia variano con l'età. In tutti i casi, comunque, il cut-off è al 90° percentile (per fare un esempio, circa 55 centimetri e mezzo per i bimbi dai 5 ai 6 anni). "Inoltre - aggiunge il pediatra - è stato recentemente suggerito che un rapporto tra circonferenza vita e altezza, espressi in centrimetri, superiore a 0,5 sia associato a un rischio più elevato di sviluppare patologie cardiovascolari" in età adulta.

Durante l'incontro milanese sono stati analizzati gli indicatori di sovrappeso e obesità anche negli adulti, con un focus particolare sul Bmi. "L'intervallo dei valori compresi tra 18,5 e 24,99 - ricorda Andrea Ghiselli, dirigente dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) e membro del Comitato scientifico della Fondazione Istituto Danone - costituisce il range di normalità e definisce il gruppo a minore rischio di mortalità. Valori più alti (ma anche più bassi) si associano a un maggiore rischio di morte e di malattia. Nel caso dell'adulto, tuttavia - precisa l'esperto - non sempre il Bmi è un indicatore accurato di rischio cardiovascolare, poiché è un parametro che da solo non dà informazioni sulla composizione corporea". E siccome per valutare i pericoli per cuore e arterie "sembra essere più importante la distribuzione del tessuto adiposo, piuttosto che il semplice dato di quantità di tessuto adiposo, un modo a buon mercato e facile per tutti è la misura del girovita, che segnala la presenza di obesità addominale".

L'ultimo argomento affrontato dagli esperti vede protagonista il microbiota intestinale, nuovo termine tecnico con cui si intende la più 'familiare' microflora intestinale. Secondo gli ultimi studi - evidenziano infatti gli specialisti - i batteri presenti nel nostro apparato digerente, condizionando l'assorbimento dei cibi, potrebbero influenzare anche l'ago della bilancia. Ad oggi sono disponibili in letteratura circa 200 articoli sul possibile rapporto tra obesità e gruppi batterici che abitano nell'intestino, anche se molte di queste ricerche riguardano studi su modello animale. "Mano a mano che si accumulano i dati è sempre più evidente che esiste un legame", afferma Lorenzo Morelli, preside della Facoltà di agraria all'università Cattolica di Piacenza e vice presidente del Comitato scientifico della Fondazione Istituto Danone. "Ma quali siano i batteri protagonisti di questo rapporto ancora non è chiaro, in quanto i fattori confondenti quali la dieta, l'età e altri rendono difficile elaborare una regola universalmente valida".

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