Milano, 4 apr. (Adnkronos Salute) - Sono pazienti di taglia 'XS' ma la loro sofferenza può essere 'extralarge', ingombrante al punto da diventare insopportabile. Più del 40% dei pazienti bambini ricoverati nei reparti di pediatria italiani soffre di dolore, soprattutto di origine non oncologica. Ma questa sofferenza, avvertono gli esperti, "viene spesso sottostimata". Il dolore viene misurato meno di 6 volte su 10 e gestito attraverso l'impiego di terapie che vedono al primo posto il paracetamolo (nel 34,2% dei casi). E' la foto scattata, a quasi due anni dal varo della legge 38, da un'indagine condotta su 59 pediatrie italiane tra ottobre e dicembre 2011, nell'ambito di un progetto promosso dall'associazione pazienti 'Vivere senza dolore' e presentato oggi a Milano.
L'obiettivo: valutare come in queste strutture viene monitorato e trattato il dolore dei baby-pazienti. L'associazione - che oggi ha presentato non solo i dati dell'indagine, ma anche l'iniziativa 'Accendi un sorriso' patrocinata dal ministero della Salute - arriva alla conclusione che c'è ancora molto da fare per limitare la sofferenza inutile nei più piccoli. I reparti che hanno partecipato all'indagine riceveranno in dono variopinte lampade di cartapesta realizzate da bambini di scuole, ospedali, Comuni e laboratori artistici di varie zone d'Italia. Il senso del dono è nel messaggio: "La speranza di cambiare il colore al dolore, illuminando le giornate dei piccoli pazienti ricoverati".
Oggi, riflette Franca Benini, responsabile del Centro regionale veneto di terapia antalgica e cure palliative pediatriche dell'università di Padova, "il trattamento del dolore pediatrico è ostaggio del pregiudizio secondo cui ciò che dice il bambino debba essere vagliato attraverso la 'lente' di quello che vede e pensa l'adulto. La conseguenza è che spesso la sofferenza dei più piccoli viene sottostimata, così come il dolore legato alle procedure diagnostiche e terapeutiche eseguite in ospedale".
E poi c'è il problema dei farmaci: "Non esistono formulazioni farmaceutiche adatte al peso e all'età dei bambini - precisa Benini - ma con l'opportuna competenza possono comunque essere utilizzati tutti i farmaci utili al controllo del dolore, che invece in area pediatrica sono ancora poco impiegati. E' fondamentale migliorare questa situazione, perché una sofferenza non adeguatamente trattata può influenzare il comportamento psicologico del bambino e anche la sua soglia del dolore, con conseguenze in età adulta".
Un primo questionario distribuito ai medici, spiega Marta Gentili, presidente di Vivere senza dolore, mostra che "l'incremento nella registrazione del dolore in cartella clinica, dopo la legge, ha interessato solo il 41,9% dei centri. Ma a distanza di un mese, una nuova rilevazione ha evidenziato che aver spostato l'attenzione sul problema, mettendo a disposizione delle pediatrie algometri specifici, ha fatto aumentare la misurazione del dolore nell'84,3% dei reparti".
Dietro il paracetamolo, nella lista dei farmaci analgesici utilizzati, c'è l'ibuprofene (25,2%) e l'associazione codeina-paracetamolo (12,6%).
La survey ha coinvolto anche i familiari dei bambini ricoverati, con 722 questionari. E' emerso che è la mamma, nel 71,6% dei casi, a farsi carico del problema. I genitori hanno consapevolezza della sofferenza del figlio in oltre il 60% dei casi, e ad oltre il 66% risulta che il dolore venga monitorato. Dell'avvenuta prescrizione e del tipo di terapia sono consapevoli rispettivamente il 56,4% e il 63,2%.
"Questi dati - aggiunge Gentili - indicano che, in media, il 40-50% dei genitori dei bambini con dolore non viene informato in merito al problema". Quanto ai medici, le richieste vanno dalla necessità di formazione (25%), alla dotazione di algometri pediatrici (16,7%), a una cartella clinica che riporti il parametro dolore (11,9%) e alla presenza nel prontuario farmaceutico dell'ospedale di farmaci adeguati per la cura del dolore nel bambino (7,1%)".
Richieste "condivisibili - commenta Luca Bernardo, direttore del Dipartimento materno-infantile e dell'Unità operativa di pediatria dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, tra i reparti che hanno aderito al progetto - ma noi medici possiamo fare già molto con un approccio nuovo, che vada verso una migliore comunicazione con i pazienti". Immagini, nomi e storie dell'iniziativa, insieme a una fiaba, sono stati raccolti in un libro.
Nessun commento:
Posta un commento