Milano, 14 giu. (Adnkronos Salute) - E' una bimba di 10 anni la protagonista di un nuovo passo avanti sul fronte della medicina rigenerativa, la disciplina che utilizzando cellule staminali del paziente punta a ricreare 'pezzi di ricambio' con cui sostituire la funzione di organi o tessuti danneggiati.
L'intervento, pubblicato su 'Lancet' e condotto in Svezia, porta la firma dei medici dell'università di Goteborg e del Shalgrenska University Hospital. I dottori hanno fabbricato in laboratorio una vena con cui rimpiazzare un vaso sanguigno vitale che collega intestino e fegato, ostruito nella giovane paziente. La tecnica usata è la stessa con cui l'anno scorso, per la prima volta al mondo, l'italiano Paolo Macchiarini (ormai 'emigrato' all'estero, proprio nel Paese scandinavo, dopo le promesse naufragate di una cattedra all'università di Firenze), ha costruito una trachea artificiale al sicuro dal rischio rigetto.
Nel caso della bimba, non era stato possibile bypassare con 'innesti' di altro tipo il blocco che impediva il regolare flusso sanguigno tra intestino e fegato. I medici svedesi hanno quindi prelevato un vaso da cadavere, l'hanno 'ripulito' completamente del materiale cellulare del donatore, e hanno 'foderato' di staminali della bambina l'impalacatura così ottenuta. La metodica utilizzata si chiama 'decellularizzazione'. Per prima cosa i medici svedesi hanno prelevato la vena del donatore cadavere, quindi l'hanno sottoposta a uno specifico trattamento di 'lavaggio' in un macchinario e con sostanze ad hoc. Sotto l'effetto di enzimi e detergenti, della vena è rimasto così soltanto lo scheletro, senza più alcuna traccia dei tessuti del donatore. A questo punto l'impalcatura è stata immersa nelle cellule staminali ottenute dal midollo osseo della bimba. E il prodotto finale è una vena costituita dalle cellule della paziente destinataria del particolare trapianto.
"Il nuovo vaso non solo è riuscito a ripristinare una regolare circolazione sanguigna - spiegano i chirurghi che hanno salvato la piccola - ma ha anche permesso un miglioramento straordinario della qualità di vita della paziente".
Interpellati da Bbc news per un commento, Martin Birchall e George Hamilton dell'University College di Londra segnalano la necessità di avviare trial clinical su questo tipo di procedure, nella speranza che le promesse della medicina generativa possano un giorno trasformarsi in realtà nella routine clinica, per tutti i pazienti che ne hanno bisogno
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