Roma, 13 lug. (Adnkronos Salute) - "Nella relazione presentata in Parlamento sulla legge 40 i dati che emergono con più evidenza, oltre all'aumento del ricorso alla tecnica, dell'età delle donne e dei bambini nati, sono quelli relativi agli effetti della sentenza della Corte Costituzionale del 2009, che sembra essere stata interpretata, nei fatti, come una 'licenza di congelare' senza più limiti". Lo afferma in una nota Eugenia Roccella, ex sottosegretario alla Salute.
"A una crescita incredibile ed esponenziale di ricorso alla crioconservazione (763 gli embrioni congelati nel 2008, prima dell'intervento della Consulta, 16.280 nel 2012, primo anno di piena applicazione della legge modificata, ovvero un aumento di circa il 2000 per cento) - prosegue Roccella - non corrisponde però un aumento proporzionato e parallelo di bambini nati: il ricorso al congelamento, cioè, non ha prodotto quel boom di nascite che alcuni detrattori della legge ci hanno prospettato in questi anni''.
''L'incremento di bambini nati -sottolinea ancora Roccella- non arriva all'1%: sulle tecniche di secondo e terzo livello, quelle che prevedono la possibilità di congelare gli embrioni, abbiamo uno 0,2% di gravidanze in più calcolate sui cicli, una percentuale invariata di gravidanze calcolate sui prelievi, uno 0,6% di gravidanze in più calcolate sui trasferimenti. Cifre di questo genere possono giustificare l'enorme problema etico creato dalle migliaia di embrioni sospesi tra la vita e la morte nel contenitore di azoto? Un altro effetto negativo del ricorso disinvolto alla pratica di congelare gli embrioni è la riduzione evidente del congelamento degli ovociti, una tecnica in cui l'Italia è leader e con cui si sono conseguiti buoni risultati senza suscitare problemi etici, come accade invece con gli embrioni umani".
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