ROMA (Reuters) - Il governo italiano ha depositato presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo il ricorso contro la sentenza della Corte europea di fine agosto scorso che ha bocciato il divieto italiano di diagnosi preimpianto sugli embrioni stabilito dalla legge 40 del 2004.
In una nota Palazzo Chigi spiega che il rinvio alla Grande Chambre "si fonda sulla necessità di salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi".
Secondo il governo italiano "la Corte ha deciso di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni, ritenendo che il sistema giudiziario italiano non offrisse sufficienti garanzie".
Con la sentenza del 28 agosto, la Corte europea ha accolto il ricorso di Rosetta Costa e Walter Pavan, genitori di una bambina affetta da fibrosi cistica. Nel 2010, durante una nuova gravidanza, i due hanno saputo dai test prenatali che anche il secondo bambino sarebbe nato malato e hanno scelto di abortire. I genitori si sono rivolti alla Corte europea non ritenendo giusto che a loro fosse preclusa la fecondazione assistita, riservata alle coppie sterili, e la diagnosi preimpianto.
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