Roma, 16 dic. (Adnkronos Salute) - Alcuni bimbi che da piccini avevano ricevuto un'accurata diagnosi di autismo, hanno perso i loro sintomi e la stessa diagnosi crescendo. I risultati dello studio dei National Institutes of Health su 112 bambini sembrano sfidare la convinzione diffusa che l'autismo sia una condizione permanente. Dunque, anche se non conclusivi, i dati pubblicati sul 'Journal of Child Psychology and Psychiatry' suggeriscono che almeno alcuni bambini potrebbero superare l'autismo con la crescita.
Ma gli stessi esperti invitano alla cautela: occorre molto più lavoro per riuscire a spiegare questi risultati. Il team di Deborah Fein dell'Università del Connecticut ha studiato 34 bambini con diagnosi di autismo nella prima infanzia, che crescendo hanno ottenuto gli stessi risultati di altri 34 compagni di classe non affetta di autismo. I test cognitivi e l'osservazione, nonché le relazioni da parte dei genitori e della scuola, mostrano come i bambini del primo gruppo a un certo punto fossero indistinguibili dai loro coetanei. In pratica, non presentavano più segni di difficoltà di linguaggio, comunicazione o interazione sociale.
A titolo di confronto, i ricercatori hanno studiato altri 44 bambini della stessa età , sesso e QI non verbale, che avevano avuto una diagnosi di autismo "ad alto funzionamento". E' risultato chiaro che i bambini del gruppo risultato ottimale - quelli che non avevano più segni riconoscibili di autismo - avevano avuto più lievi deficit sociali rispetto al gruppo ad alto funzionamento nella prima infanzia, anche se presentavano altri sintomi di autismo, come comportamenti ripetitivi e problemi di comunicazione altrettanto severi. I ricercatori sono anche tornati a controllare l'accuratezza della diagnosi originale dei bambini, ma non hanno trovato motivi per sospettare imprecisioni.
I ricercatori dicono che ci sono un certo numero di possibili spiegazioni per le loro scoperte. Potrebbe essere che alcuni bambini crescendo abbiano superato la loro condizione, o forse sono stati in grado di compensare le difficoltà causate dal disturbo. Secondo Thomas Insel, direttore del National Institute of Mental Health, "anche se la diagnosi di autismo non viene di solito persa nel corso del tempo, i risultati suggeriscono che vi è una gamma molto ampia di possibili esiti".
"I report successivi dovrebbero dirci qualcosa di più sulla natura dell'autismo e sul ruolo della terapia e di altri fattori per l'esito a lungo termine di questi bambini", aggiunge Insel. Ma secondo Judith Gould, direttore del Lorna Wing Center per l'autismo della National Autistic Society le cose non stanno proprio così: "L'autismo è una disabilità permanente che colpisce il modo in cui le persone comunicano e interagiscono con gli altri. Questo studio sta esaminando un piccolo campione di persone con autismo ad alto funzionamento e vorremmo invitare la gente a non saltare a conclusioni affrettate circa la natura e la complessità dell'autismo, nonché la sua durata".
"Con una terapia intensiva e il sostegno è possibile, per un piccolo sottogruppo di individui con autismo ad alto funzionamento, arrivare a imparare i comportamenti di coping e le strategie per 'mascherare' la loro condizione di base e cambiare i punteggi nei test diagnostici utilizzati in questo ricerca". Insomma, alla fin fine "questa ricerca - conclude l'esperta - conferma che una diagnosi di autismo di solito non si perde nel corso del tempo ed è importante riconoscere il sostegno di cui le persone con autismo hanno bisogno per vivere e raggiungere il loro pieno potenziale".
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