Roma, 13 mar. - (Adnkronos Salute) â" In Siria due milioni di bambini intrappolati tra i combattimenti. Malnutrizione, malattie, gravi traumi e matrimoni precoci per le ragazzine sono ormai un rischio costante. La denuncia arriva dal nuovo rapporto âBambini Sotto Tiroâ diffuso oggi da Save the Children che pone lâaccento sullâimpatto devastante della guerra sui bambini, che faticano a trovare il cibo, a decine di migliaia sono costretti a vivere nascosti in fienili, parchi o nelle grotte, senza servizi igienici, e senza scuola, perché la gran parte degli insegnanti sono fuggiti.In un paese dove il 90% dei bambini andava a scuola (la percentuale più elevata del Medio Oriente), più di 2000 scuole ora sono state distrutte o danneggiate, altre vengono utilizzate come rifugio, mentre, in alcune zone, con il prezzo del combustibile salito del 500%.
âPer milioni di bambini siriani, lâinnocenza dellâinfanzia è stata spazzata via dalla cruda realtà di una guerra viziosa alla quale cercano di sopravvivere in qualche modo â" afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - Sono costretti a vivere in condizioni dure senza poter trovare cibo a sufficienza e senza le medicine per curarsi se sono malati o feriti come accade frequentemente. Câè una vita allo sbando, fatta di fame, senza una casa e piena di terrore. Eâ ora di dire basta tutto questo, perché la vita di troppi bambini in Siria è sempre più vicina a un punto di non ritorno. Dobbiamo fermare le violenze e consentire lâaccesso degli aiuti in tutto il territorio.âSecondo le testimonianze raccolte tra i minori rifugiati in Turchia, un bambino su 3 è stato aggredito, percosso o ferito prima di fuggire, quasi un terzo dei minori è solo perché è stato separato dalla famiglia, e con 5.000 vittime del conflitto ogni mese 3 bambini su 4 hanno sperimentato direttamente la morte di un familiare o di un amico stretto. Per molti ci sono segni evidenti delle gravi conseguenze psicologiche di quello che hanno vissuto.
Bambini, secondo il rapporto di Save the Children, utilizzati dai gruppi armati come portatori, staffette o scudi umani sulla linea del fronte, mentre alcune ragazzine subiscono un matrimonio precoce per âproteggerleâ dalla diffusa minaccia di violenze sessuali, che hanno colpito femmine e maschi anche di 12 anni con stupri e torture. âMia figlia ha 16 anni e amava andare a scuola - racconta Um Ali - è molto carina e ancora innocente. Sappiamo che gli uomini minacciano le donne, non potendo proteggerla da sola ho dovuto fare in modo che si sposasse. Non potevamo rinunciare ad avere qualcuno che la proteggesse.
âMigliaia di bambini soffrono di malnutrizione. Bambini feriti o colpiti dalle malattie che si diffondono rapidamente a causa delle scarse condizioni igieniche e della mancanza di acqua potabile, spesso non trovano le cure indispensabili perché la metà degli ospedali nel paese sono danneggiati, un terzo sono inservibili e molti medici sono sfollati o rifugiati. Nella sola zona di Aleppo, secondo alcune fonti, i medici erano 5.000 allâinizio del conflitto e oggi sono rimasti in 36. Non si contano inoltre i parti che avvengono in condizioni di insicurezza e igiene estreme, senza alcuna assistenza, mettendo a grave rischio la vita dei neonati e delle madri.
Nonostante gli sforzi dellâOnu e delle organizzazioni non governative, che spesso devono attraversare sul territorio fino a 20 check-point negoziando faticosamente ogni passaggio, milioni di persone in Siria, riferisce Save the Children, non stanno ricevendo gli aiuti di cui hanno urgente bisogno.Per questo lâOrganizzazione ha lanciato un appello internazionale allâOnu che tutti possono sottoscrivere fino al 15 marzo 2013 - secondo anniversario dallâinizio del conflitto â" sul sito alla pagina www.savethechildren.it/firma. Inoltre, Save the Children si rivolge ai governi che hanno risposto allâappello di finanziamento di 1,5 miliardi di dollari di aiuti per lâemergenza Siria affinché procedano immediatamente allo stanziamento promesso, per poter intervenire sia allâinterno del paese martoriato dal conflitto che nei paesi confinanti, dove si riversano senza sosta i rifugiati.
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