Mai perdere la speranza. Anche quando ormai non è quasi più una possibilità concreta, ma soltanto un’ipotesi virtuale. Perché, allora, potrebbe succedere che proprio dal mondo non-reale dei bit e della tecnologia arrivi un aiuto decisivo. Lo dimostra l’incredibile storia di Dulce Esperanza Del Orbe, che dopo 9 anni ha ritrovato i propri figli grazie a Facebook . La donna, oggi 43enne, è la protagonista di una vicenda piuttosto intricata, a metà strada tra Santo Domingo, Italia e Argentina. L’inizio dei fatti risale a 24 anni fa. Era il 1989, infatti, quando Dulce, che aveva solo 19 anni, lasciò Santo Domingo dopo aver conosciuto un pescarese in vacanza. In Italia i due ebbero due figli, il primo nel 1992 e il secondo nel 1994. Poi sono cominciati i primi problemi. La vita in campagna, le incomprensioni con il compagno restio al matrimonio e le difficoltà con il permesso di soggiorno. Dulce, così, nel 1997 avvia da sola la pratica per diventare cittadina italiana e nel 2000 rompe il rapporto con il padre dei suoi due figli. Il peggio, però, doveva ancora arrivare.
E puntualmente accadde il 6 ottobre del 2002. Quel giorno l’ex compagno della donna domenicana scomparve con il frutto più bello del loro amore. Ci vorranno 9 anni prima che Dulce possa sapere qualcosa dei suoi figli. “Un giorno del 2011 ero davanti al computer, ho visto che su Facebook mi cercava una ragazza dall’Argentina â€" racconta la donna - domandava: sei la mamma dei miei amici? E faceva il nome dei miei ragazzi. Io sono rimasta due giorni davanti allo schermo, così, piangevo e ridevo. Non riuscivo a crederciâ€. I ragazzi, dal 2002, erano stati portati dal padre a Matriarca, una cittadina vicino a Mar del Plata. Qui, in tutti questi anni, sono stati cresciuti dall’uomo italiano e dai suoi parenti con l’idea che la madre li avesse abbandonati.
Ora, dopo molti contatti e i tanti passi burocratici necessari, è finalmente giunto il momento del ricongiungimento. Dulce, che nel frattempo è tornata a Santo Domingo e si è sposata con un altro uomo di Pescara, con il quale gestisce una pensione e ha avuto altri due figli, ha potuto rivedere il suo primogenito, ormai 21enne, nella Questura del capoluogo di provincia abruzzese. “Poche parole, sta zitto, piange â€" spiega la donna caraibica - vive con i parenti del padre, non con me. Ha bisogno dei suoi tempi per capire, non sa che farà del suo futuroâ€. Probabilmente ce ne vorrà meno per incontrare di nuovo anche il figlio più piccolo. L’appuntamento è fissato per questa estate. La ricostruzione di un vero rapporto umano tra madre e prole, invece, sarà la cosa più difficile. E dall’esito meno scontato.
Non è la prima volta che Facebook aiuta la giustizia italiana a fare il suo corso. Recentemente a Pavia alcuni agenti della polizia municipale, dopo aver catalogato i murales o le semplici scritte spray comparse nel capoluogo lombardo, hanno creato dei falsi profili su Facebook e si sono finti amici dei writer. Gli uomini in divisa, da veri infiltrati, hanno potuto raccogliere nomi, opinioni e materiale fotografico. Il risultato è stato 30 perquisizioni domiciliari, 23 persone denunciate per danneggiamento e un vespaio di polemiche su quanto considerare i murales un’arte da rispettare.
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