Lampedusa (Agrigento), 4 ott. (LaPresse) - Nonostante lo shock, il dolore, la paura, all'interno del centro le voci dei più piccoli si confondono e "il clima sembra quasi allegro". Il Centro di permanenza temporanea di Lampedusa è colmo e il tragico sbarco di ieri ha aumentato il numero di quanti si trovano al suo interno. Tra i 1.055 migranti presenti, 308 sono minori, la maggior parte dei quali non accompagnati. Dei 41 bambini e adolescenti arrivati ieri soltanto uno è insieme al fratello maggiore. La maggior parte di loro ha tra gli 11 e i 15 anni. Eppure, come spiega il responsabile del centro, Cono Galipò, l'atmosfera tra i più piccoli qualche volta si fa giocosa. Merito anche delle molte associazioni che lavorano all'interno della struttura nell'ambito del progetto Praesidium, voluto dal ministero dell'Interno nel 2008 e gestito, tra gli altri, anche dall'Oim, dall'Unhcr, dalla Croce Rossa e da Save The Children. L'obiettivo è quello di prendersi cura dei più piccoli, accompagnarli in un lento e difficile percorso e, se possibile, riuscire a farli sorridere anche quando l'aria è impregnata di morte. Due i compiti principali delle associazioni, il cui lavoro inizia con l'identificazione. "E' importante - spiega Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children - identificarli il prima possibile, perché i minori sotto i 18 anni possono restare in Italia" ed evitare cosà di essere rimpatriati. La legge Bossi-Fini, peró, prevede che superata la maggiore età , debba essere dimostrata una permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano per poter continuare a restare sulla penisola. Da qui l'importanza di dare loro un nome e un'etÃ. "La nostra preoccupazione - dice Ungaro - é proprio questa. Molti non conosco l'iter procedurale per restare e non parlano italiano, quindi con i mediatori culturali li aiutiamo a comprendere i loro diritti". Le procedure di identificazione sono svolte dalla polizia e sono attualmente in corso. Il progetto Praesidium si occupa anche di facilitare il trasferimento dei minori nelle comunità e nelle case famiglia italiane. Un'operazione, questa, lenta e non priva di difficoltà . "Il sistema dell'accoglienza - spiega il portavoce di Save the Children - non è organizzato. Non c'é un database delle strutture e dei posti disponibili, ma è frutto di accordi con singole prefetture e associazioni". Grazie all'appoggio parlamentare di diverse forze parlamentari é stato depositato oggi un disegno di legge che contiene tra le principali misure l'uniformazione delle procedure di identificazione e accertamento dell'età ; l'istituizione di un sistema nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e standard qualitativi garantiti; l'attivazione di una banca dati nazionale per governare l'invio dei minori che giungono in Italia nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni, sulla base delle disponibilità di posti e di eventuali necessità e bisogni specifici dei minori stessi; la garanzia di un fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che non gravi sulle spese dei Comuni di rintraccio; la presa in carico e un sostegno continuativo per i minori in condizioni di particolare vulnerabilità (come le vittime di tratta e di sfruttamento o i richiedenti asilo). Un disegno di legge che prevede, spiega Ungaro, "proprio il superamento delle attuali carenze normative". Carenze, dice Ungaro, come la mancanza di un sistema univoco di identificazione dei minori e di una certa continuità nel fondo nazionale dell'accoglienza, per evitare "il rimpallo di responsabilità tra istituzioni locali e nazionali".
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