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martedì 5 novembre 2013

Ricerca: da psicologo 'algoritmo' che predice se bimbo sarà buono o cattivo

Roma, 5 nov. (Adnkronos Salute) - Una sorta di 'algoritmo' in grado di predire come sarà il nostro bambino. Utilizzando strumenti hi-tech messi a disposizione dalla neurogenetica e alcune semplici valutazioni fornite dai genitori, uno psicologo dell'Università del Michigan, Luke Hyde, assicura di poter prevedere se un bimbo sarà 'bravo' o 'cattivo'. Se ne parlerà a un seminario organizzato dall'Isr Research Center for Group Dynamics presso l'ateneo americano.

"Quando un bambino imbroglia o ruba, i genitori naturalmente si chiedono se quando crescerà smetterà di farlo o diventerà un problema", dice Hyde, che studia lo sviluppo e il trattamento dei comportamenti antisociali, che riguardano circa "il 10% della popolazione, soprattutto nel sesso maschile e a basso reddito, con un costo totale enorme per la società, dal momento che spesso sono comportamenti cronici che durano per tutta l'età adulta".

Con i colleghi della Duke University, dell'Università di Pittsburgh, e di altre istituzioni, Hyde ha esplorato il modo in cui l'ambiente e la biologia interagiscono e modellano il comportamento. In particolare, ha impiegato tecniche di neurogenetica, che combina la genetica, le neuroscienze e la psicologia, per capire come i geni e i processi neurali si comportano quando inseriti in ambienti difficili, come quartieri pericolosi o una situazione familiare negativa, prendendo in considerazione anche i livelli di empatia di un bambino e i tratti della sua personalità.

In questo modo, Hyde e colleghi hanno individuato specifiche voci all'interno dei comportamenti che possono essere utilizzate già all'età di 3 anni per identificare i bambini che probabilmente peggioreranno rispetto ad altri bambini che hanno problemi di comportamento simili: ad esempio si valutano comportamenti crudeli nei confronti degli animali, assenza di senso di colpa dopo un comportamento anomalo, il fatto di essere subdolo ed egoista, di mentire e di non cambiare il proprio comportamento dopo una punizione.

"I risultati di questo test non sono veramente significativi fino all'età di 3 anni, 3 anni e mezzo - avverte l'esperto - prima di allora, molti di questi comportamenti sono abbastanza comuni e non sono significano nulla. Ma dopo i tre anni, se i bambini continuano ad agire in questo modo, è più probabile che peggiorino negli anni successivi, piuttosto che migliorare". Ma per i genitori non ci sono solo cattive notizie: i bambini rispondono bene a interventi specifici che mirano a dare a madri e padri migliori competenze per gestire i problemi di comportamento e che includono trascorrere più tempo 'di qualità' con i piccoli, non usare punizioni fisiche e premiare i buoni comportamenti.

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