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venerdì 13 dicembre 2013

Pediatria: studio, tavola conviviale vince, cosi' bimbi imparano regole cibo

Milano, 13 dic. (Adnkronos Salute) - No a lezioni sulla piramide alimentare. E neanche messaggi dal suono 'terroristico' che informano sulle estreme conseguenze di una dieta sbagliata. La via più efficace per far sì che i bimbi imparino le regole di una corretta alimentazione è ben più semplice e piacevole: sedersi a tavola insieme e in allegria. A suggerirlo è uno studio ('Cibo, cultura e identità â€" possibili percorsi per la scuola primaria'), presentato questa mattina all'università di Milano-Bicocca durante un convegno promosso dalla Regione Lombardia (Assessorato agricoltura e foreste) e dal Dipartimento di scienze umane per la formazione 'Riccardo Massa' della Bicocca, in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale.

I bambini, spiegano i ricercatori, sono più invogliati a mangiare correttamente se l'approccio con il cibo è legato a esperienze sociali e didattiche positive e gradevoli e a contesti educativi in cui il bambino si senta accolto e ascoltato. Il progetto sperimentale di ricerca e formazione, coordinato da Elisabetta Nigris, docente di Didattica e pedagogia speciale, è stato commissionato dalla Regione, in linea con il Protocollo d'intesa 'Verso Expo 2015' (sottoscritto a maggio 2010 da Regione Lombardia, Unione delle province lombarde, Anci Lombardia e Ufficio scolastico regionale per la Lombardia) ed è durato 4 anni. La prima fase ha coinvolto inizialmente 15 docenti di 9 scuole primarie del territorio, e a seguire è stato allargato a 7 province lombarde, per un totale di circa 150 insegnanti e 20 altre figure professionali specifiche (dietiste, dietologi, operatori di Asl e di orti botanici).

Secondo i risultati, il metodo prescrittivo ('la frutta fa bene'), quello informativo-nutrizionistico, con la spiegazione della classica piramide alimentare, e ancora di più un approccio terroristico e colpevolizzante ('se mangi un certo alimento diventi obeso') non sono efficaci perché fortemente legati ai contesti culturali di appartenenza e non raggiungono i bambini o, addirittura, possono essere controproducenti perché tendono a creare resistenze nei confronti di abitudini fortemente radicate dal punto di vista psicologico.

In aggiunta, l'approccio prescrittivo-nutrizionistico presenta anche dei rischi: stigmatizza i casi a rischio (come bambini obesi, anoressici, allergici) che tendono ad acutizzarsi, e attrae poco i bambini, riduce la partecipazione dei genitori e tende a raggiungere soprattutto i piccoli di famiglie acculturate, con una ricaduta non omogenea sulla società e sul territorio.

Al contrario, i metodi pedagogici e comunicativi 'indiretti' sono i più adatti per modificare le abitudini alimentari negli adulti e nei bambini, perché veicoli di esperienze positive e gradevoli. I ricercatori sottolineano l'importanza della convivialità e del momento del pasto, del sedersi a tavola a parlare, di coinvolgere adulti e bambini nella preparazione del cibo, o di utilizzare strumenti più indiretti (immagini, storie o video) che lasciano al bambino la possibilità di aderire - o non aderire - alla proposta educativa. "L'idea su cui si fonda il progetto - spiega Elisabetta Nigris - è quella secondo cui la complessità del rapporto fra uomo e cibo non può essere ridotta e ricondotta a meri contenuti disciplinari e non può prescindere dal fatto che il rapporto col cibo richiama dinamiche relazionali profonde. L'educazione alimentare non può essere tradotta in termini di regole nutrizionali e dettami etico-comportamentali, che non tengano conto delle rappresentazioni individuali, sociali e culturali di cui sono portatori i comportamenti alimentari dei singoli soggetti".

La strategia vincente? Incoraggiare una nuova formazione degli adulti, in particolare insegnanti e genitori: il progetto ha previsto un lavoro sugli insegnanti che hanno poi trasferito ai bambini il loro cambiamento. "Ho capito che parlare di alimentazione significa ripensare alla relazione con i bambini - ha spiegato un'insegnante che ha partecipato al progetto - Per non sgridarli facevo in modo di sedermi a tavola con loro, ed era il chiacchierare, l'idea di creare un certo tipo di rapporto e confidenza". La prima fase si è conclusa con un video e un dossier didattico. Le altre fasi, concluse nel 2013, hanno esplorato la natura dell'alimentazione, approfondendone il punto di vista storico ed ecologico, con attività che hanno coinvolto anche alcune fattorie didattiche della regione.

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