Roma, 4 dic. (AdnKronos Salute) - Sono le 5 del mattino. Un neonato piange: è un bimbo di 3,3 chili. La madre, la giovanissima Mina, sta bene e riprende fiato. Non ha ancora pensato a un nome da dare al piccolo, ma ora avrà tutto il tempo per farlo. E' nato il primo bambino nel nuovo reparto maternità aperto da Medici senza frontiere (Msf) nel distretto di Dasht-e-Barchi, a Kabul, Afghanistan, annuncia l'associazione.
La neomadre, 17 anni, alla sua prima gravidanza, ha affrontato un travaglio complicato. Il bambino era troppo grande perché potesse affrontare un parto naturale e ha avuto bisogno di un taglio cesareo d'emergenza. Complicazioni come queste sono comuni, ma in Afghanistan le strutture sanitarie in grado di gestirle sono poche persino nella capitale. La maggior parte delle donne e delle loro famiglie non può permettersi di pagare visite mediche private, così partoriscono nelle proprie case. Nei casi con complicazioni e in assenza di assistenza medica specializzata, il parto può essere fatale. L'equipe nel nuovo reparto di maternità di Msf si occuperà proprio di queste nascite complicate per salvare la vita di mamme e bambini che non hanno alcun altro modo per ricevere cure specialistiche.
Situato in un vivace mercato dietro una stazione di servizio, l'ospedale di Dasht-e-Barchi e tre piccoli centri sanitari nelle vicinanze sono l'unica possibilità per poter ricevere assistenza medica pubblica nel distretto. Si stima che la popolazione che vive in questo quartiere di Kabul sia aumentata 10 volte rispetto a dieci anni fa e che ora abbia superato il milione di abitanti. L'ospedale ostetrico supportato da Msf non sarà in grado di coprire tutti i bisogni sanitari dell'area, ma l'equipe si aspetta di ricevere più di 130 casi con complicazioni ogni mese, su una stima di 600 parti naturali, e di accogliere altrettante nuove vite.
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