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venerdì 30 gennaio 2015

Aifa: aumenta consumo di antidolorifici oppioidi. Attenzione all’uso in gravidanza

Negli ultimi anni è aumentato in modo consistente il consumo di farmaci contro il dolore e in particolare di antidolorifici oppioidi, non solo per l’accesso a cure palliative e alla terapia del dolore ma anche per forme non severe di dolore. In questo caso si configura un uso non appropriato di questi farmaci che andrebbe valutato con più attenzione e responsabilità quando vengono prescritti a donne in età fertile. L’Agenzia italiana del farmaco torna sull’aumento del consumo di farmaci contro il dolore [1] e rilancia i risultati di uno studio pubblicato negli Stati Uniti.

I dati più recenti sull’uso dei farmaci in Italia, pubblicati solo qualche giorno fa, evidenziano l’aumento nell’uso dei farmaci per il dolore in Italia. In particolare fra gli antidolorifici ad azione centrale, si registrano rilevanti aumenti del consumo degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo). Il tapentadolo è il terzo principio attivo a maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2013 con un incremento del +38,5%.

Se si guarda all’andamento degli ultimi anni, sottolinea l’Aifa, il consumo di farmaci per il dolore è passato da 2,1 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 ab die) nel 2005 a 7,3 DDD/1000 nel 2013 e all’interno della categoria il consumo di oppiodi è passato da 1,1 DDD/1000 (2005) a 5,2 DDD/1000 (2013). L’aumento non è legato solo alla terapia del dolore. Spiega Aifa: “Se l’incremento nella prescrizione di farmaci per la terapia del dolore rientra nell’ambito del percorso intrapreso dall’Italia a tutela del diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore con la legge 38/2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”) e le norme per agevolare l’impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore, si registra anche un ricorso non sempre appropriato a questa tipologia di medicinali per il tratt amento di forme non severe di dolore”.

Un invito alla prescrizione e all’uso responsabili di antidolorifici oppiacei nelle donne in età fertile viene da uno studio pubblicato negli Stati Uniti dai Center for Disease Control and Prevention [2] . In un rapporto del Centro Nazionale CDC sui difetti alla nascita e sulle disabilità dello sviluppo è emerso che più di 1/3 delle donne in età riproduttiva seguite dalla sanità pubblica e più di 1/4 di quelle con assicurazione privata hanno ricevuto prescrizioni di un antidolorifico a base di oppio almeno una volta all'anno nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2012. Gli oppioidi sono normalmente prescritti per contrastare il dolore medio o forte e sono presenti anche in alcuni farmaci per lenire la tosse: i più comuni sono l'idrocodone, la codeina e l'ossicodone. “Molte donne in età riproduttiva stanno prendendo questi farmaci e magari non sanno ancora di essere in gravidanza e possono inconsapevolmente esporre i loro bambini a grossi rischi” segnala il direttore dei CDC, Tom Frieden. Secondo i CDC statunitensi, alcuni studi sul consumo di oppiacei in gravidanza suggeriscono che questi farmaci potrebbero aumentare il rischio di difetti del tubo neurale (difetti maggiori del cervello e della colonna vertebrale), di difetti cardiaci congeniti e gastroschisi (un difetto della parete addominale del bambino) e di sindrome da astinenza neonatale (NAS). Da qui l’invito alle donne incinte o che stanno cercando una gravidanza di discutere col proprio medico curante il rapporto rischi/benefici del ricorso ai farmaci che si stanno assumendo.

L’Agenzia italiana, in questo ambito, ha realizzato una campagna di comunicazione ad hoc chiamata “Farmaci e Gravidanza”: c’è un sito dedicato (www.farmaciegravidanza.gov.it [3] ) nel quale è possibile trovare informazioni importanti sull’uso dei farmaci in gravidanza. Fra questi ci sono gli analgesici. L’analgesico comunemente impiegato in gravidanza, spiega l’Aifa, è il paracetamolo, che non va somministrato in associazione con pseudoefedrina, aspirina o altri FANS. Acido acetilsalicilico, Ibuprofene e Indometacina (FANS) sono farmaci di seconda scelta da utilizzare, per brevi periodi e al dosaggio minimo efficace, in caso di resistenza alla terapia con paracetamolo; da evitare nel terzo trimestre di gravidanza per gli effetti sulla circolazione fetale.

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