Roma, 24 apr. (AdnKronos Salute) - Piatti della tradizione, ma anche pietanze sane provenienti da altri Paesi nelle mense dei bambini. "Mangiare a scuola il cibo legato alla propria cultura, al territorio, alla storia familiare, con tutto il significato affettivo che questo può avere, è sicuramente benefico ed educa ad una sana alimentazione. Così come è benefico sperimentare a tavola", spiega all'Adnkronos Salute Laura Gennaro, ricercatrice Cra nutrizione (ex Inran), convinta che puntare sulla pasta in bianco, sempre gradita ai bambini, "significa arrendersi e non aiutarli a migliorare il loro rapporto con la tavola. I piccoli sono sicuramente molto abitudinari, ma sta ai grandi non scoraggiarsi di fronte ai rifiuti e riproporre più volte, nel modo giusto, i piatti rifiutati", aggiunge l'esperta.
Tentativi che devono necessariamente essere accompagnati da informazioni sia alla famiglia che ai bambini. "Agli aluninran
ni deve essere spiegato cosa mangeranno. Così come i genitori devono conoscere i motivi della scelta del piatto e il suo valore sul piano nutrizionale e anche culturale. Altrimenti si tratta di iniziative destinate al fallimento", come quella di introdurre piatti etnici nei menù, fatta a Roma e in altre città negli anni passati. O come nell'ultimo caso dei pizzoccheri, tolti da una mensa in provincia di Sondrio, non senza polemiche, perché definiti dai genitori 'piatti da contadini' in maniera dispregiativa e perché non graditi dai bambini.
"Sono sicura che, anche in questo caso, ci sia stato un deficit di informazione. Serve 'introdurre' i piatti, spiegarli. Sarebbe ovviamente ancora più utile, seppure difficilmente proponibile a scuola, far 'manipolare' gli ingredienti ai bambini, farli partecipare alla preparazione. E gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale in questo", continua Gennaro che negli ultimi mesi ha girato in lungo e largo l'Italia proprio per formare gli insegnati a trasmettere ai ragazzi la voglia di mangiare la frutta, all'interno del progetto europeo, ormai quasi decennale, 'Frutta a scuola'.
"Gli insegnanti che seguono i corsi sul consumo della frutta e su come proporla ai ragazzi aderiscono volontariamente, quindi si tratta di persone molto motivate - prosegue Gennaro - E ho notato che non hanno particolari lamentele delle loro mense, dove mangiano anche loro insieme ai bambini, e che rappresentano il luogo privilegiato di formazione alla sana alimentazione per i bambini".
Purtroppo, però, le mense scolastiche in Italia sono concentrate al Centro Nord. Al Sud, dove del resto mancano scuole a tempo pieno, sono quasi del tutto assenti. "Eppure i bambini di questa area del Paese sono i più sovrappeso. L'educazione alimentare sarebbe fondamentale per loro", conclude la ricercatrice.
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