Roma, 23 giu. (AdnKronos Salute) - Sicurezza, disoccupazione, accesso all'istruzione e ai servizi sanitari: il progresso della società non si misura solo attraverso indicatori economici ma anche analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di 'esclusione sociale', come donne e bambini, ovvero il 70% della popolazione mondiale. Per questo è nato il WeWorld Index che valuta, tramite 34 indicatori, il loro livello di 'inclusione sociale' in 167 nazioni. E l'Italia, secondo il nuovo indice presentato oggi alla Farnesina, si classifica tra i primi 20 paesi al mondo con 'sufficiente inclusione'. Non male la sua posizione al 18esimo scalino se non fosse che per singole categorie, come spesa d'istruzione, corruzione e accesso a internet, i vertici della classifica invece si allontanano notevolmente.
I paesi del Nord Europa, dove sono garantiti oltre ai servizi base, le pari opportunità tra uomini e donne nella vita politica, economica e sociale, si guadagnano i primi posti del WeWorld Index 2015, lanciato dall'omonima ong che si occupa della tutela dei diritti di donne e bambini in Italia e nel sud del mondo. Sono invece 102 su 167 i paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. Si tratta dei paesi africani dove l'accesso ai servizi base (acqua, educazione e salute) è una chimera e per questo si trovano tutti dopo l'82° posizione (Ruanda).
"Abbiamo dato importanza ad aspetti che incidono profondamente sulle possibilità di vita di una persona: la sicurezza, il livello di inquinamento, l'alfabetizzazione degli adulti", dichiara Marco Chiesara, presidente di WeWorld. "Alcune di queste categorie - continua - agiscono in maniera diretta rispetto all'inclusione, altri hanno effetti più diretti di quanto possa sembrare a prima vista. Per questo crediamo che tutti questi valori, insieme, ci permettano di ottenere una misurazione puntuale dell'inclusione. Indipendentemente dalla ricchezza di un Paese, vivere in un contesto con un tasso di omicidi alto o in una nazione che ha subito conflitti ha ricadute profonde sul tessuto sociale, in particolare su donne, bambini, bambine e adolescenti".
Il nostro Paese ottiene i risultati migliori nellâambito della salute di bambine/i e donne, e dellâeducazione di base. Queste dimensioni, unite ai buoni risultati relativi al capitale umano ed economico, ai bassi livelli di conflittualità , al contesto democratico, permettono al nostro Paese di posizionarsi tra i primi 20 al mondo. Tuttavia, il Belpaese sta vedendo il suo contesto ambientale ed economico degradarsi abbastanza rapidamente quindi è poco probabile che possa conservare questa posizione se non verranno prese iniziative lungimiranti in tema di occupazione femminile, crescita economica e salvaguardia dellâambiente.
Alla presentazione del rapporto WeWorld Index 2015 alla Farnesina sono presenti tra gli altri Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato e Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza.
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