Roma, 28 ago. (Adnkronos Salute) - "C'è ancora la possibilità che lo Stato italiano faccia ricorso alla Grande Camera, con il rischio di un ribaltamento della sentenza odierna, come è avvenuto per la fecondazione eterologa. Ma, in caso contrario, fra tre mesi questa decisione diverrà definitiva. Quella di oggi, comunque, è un'ottima notizia". E' il commento di Maria Paola Costantini, avvocato che ha difeso diverse coppie di fronte a tribunali italiani contro i 'paletti' imposti dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, sulla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha stabilito che il divieto previsto dalla normativa italiana per le coppie di portatori sani di malattie genetiche di eseguire lo screening sugli embrioni viola il diritto al rispetto della loro vita privata e familiare.
"Il prossimo mese - annuncia Costantini, membro dell'associazione Hera di Catania e di Cittadinanzattiva, all'Adnkronos Salute - presenterò al tribunale di Torino il ricorso di una coppia che si è dovuta recare all'estero due volte per la diagnosi preimpianto, in particolare sulla questione del rimborso. E la pronuncia della Corte Ue sicuramente sarà utile: fino a oggi le coppie si trovavano in una situazione di incertezza assoluta, mentre i giudici offrono oggi una ulteriore legittimazione" a chi desidera ricorrere allo screening sugli embrioni. Per sapere se "il Parlamento italiano dovrà mettere le mani sulla legge 40 - spiega il legale - dovremo attendere di sapere cosa intende fare il Governo italiano: se ricorrere o meno alla Grande Camera. Ma oggi uno dei nodi che erano rimasti da sciogliere" viene 'allentato'.
Già nel 2009, ricorda Costantini, "la Corte costituzionale italiana aveva accolto ricorsi di coppie che si scagliavano contro il divieto di crioconservazione e contro l'obbligo di impianto di tre embrioni. Questi ricorsi parlavano anche di diagnosi preimpianto e la Consulta li ha accolti. Se avesse ritenuto che questa procedura non fosse legittima, li avrebbe rigettati. Quindi già in quel momento alcuni centri italiani hanno ricominciato a eseguire lo screening sugli embrioni".
"La sentenza di oggi - prosegue - apre in maniera evidente alla diagnosi preimpianto anche per le coppie fertili, che erano rimaste escluse" da precedenti interventi come "le linee guida Turco, che avevano consentito lo screening solo alle coppie con Hiv o Hcv".
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