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martedì 16 aprile 2013

Lea Garofalo, Cosco: Non volevo uccidere madre mia figlia, fu raptus

Milano, 16 apr. (LaPresse) - "Io non volevo uccidere la madre di mia figlia. E' stato un raptus. Lei non mi aveva fatto niente". Carlo Cosco ha ricostruito così l'omicidio della ex moglie, Lea Garofalo, il 24 novembre 2009 a Milano. Cosco ha ricordato che con Lea negli ultimi mesi "da luglio ad ottobre" c'era stato un riavvicinamento dopo tanti anni di lontananza e c'erano stati anche "rapporti intimi". "Non erano sentimenti veri al mille per mille - ha raccontato Cosco - lo facevamo anche per Denise. Ci voleva un po' di tempo, non era facile dopo tanti anni rimettersi assieme". E per Denise, ha spiegato Cosco, Lea Garofalo e l'ex marito stavano pensando di organizzare i festeggiamenti di Natale tutti assieme a Milano. La donna avrebbe dovuto fermarsi con la figlia qualche giorno nell'appartamento di piazza Prealpi dov'è stata uccisa. "Ho fatto vedere la casa a Lea - ha proseguito abbassando la voce - e lei mi ha detto che era carina. Poi lei ha fatto delle storie e mi ha detto un po' di brutte parole e poi mi ha detto non ti faccio vedere più Denise. Io le ho tirato un paio di pugni e ha sbattuto la testa per terra e le usciva sangue".

Alla scena era presente anche Carmine Venturino, che secondo Cosco avrebbe cercato di fermarlo. "Io non ci ho visto più - ha aggiunto - ed è successo quello che non doveva succedere". Una volta capito che per Lea Garofalo non c'era più nulla da fare, Cosco ha preso "un lenzuolo da un armadio e l'ho messa là e ho raccolto un po' di sangue. Ho preso i due telefoni di Lea, li ho messi in tasca e poi ho staccato le batterie". Venturino nel frattempo era sotto choc e solo in un secondo momento Cosco lo ha portato alla stazione dei taxi in via Canonica e gli ha chiesto di rintracciare Rosario Curcio, con il quale cercare di sbarazzarsi del corpo della donna. Lui ha riferito di essere tornato a casa, dove il fratello Vito, una volta saputo l'accaduto, gli ha consigliato di costituirsi, come lo stesso Venturino e Rosario Curcio. "Io non mi sono consegnato per mia figlia, che già aveva perso la madre. Il mio errore è stato quello li".

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