(ASCA) - Citta' del Vaticano, 4 lug - ''Nessuno ci puo' rubare questa carta di identita'. Mi chiamo cosi': figlio di Dio! Che bella carta di identita'! Stato civile: libero!''. Lo ha detto papa Francesco a conclusione della sua omelia pronunciata oggi nel corso della messa a Santa Marta. Una messa, riferisce la Radio Vaticana, concelebrata con il cardinale indiano Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi. Francesco, commentando il brano odierno del Vangelo proposto nella liturgia, quello del paralitico guarito da Cristo, ha ravvisato ''la radice del nostro coraggio'', quella dei cristiani, proprio nella liberta' di essere ''figli di Dio''. Gesu', oltre a guarire il paralitico, ricorda il papa, lo libera dai peccati e questo ''sconcerta'' il personaggio evanglico che pensava solo a una liberazione fisica. ''Questa riconciliazione - ha aggiunto papa Bergoglio - e' la ricreazione del mondo: questa e' la missione piu' profonda di Gesu'. La redenzione di tutti noi peccatori. E Gesu' questo lo fa non con parole, non con gesti, non camminando sulla strada, no! Lo fa - ha concluso il papa - con la sua carne! E' proprio Lui, Dio, che diventa uno di noi, uomo, per guarirci da dentro, a noi peccatori''.
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