Milano, 19 ago (Adnkronos Salute) - Almeno 105 casi confermati a metà agosto, pari a quasi la metà di tutti quelli segnalati nel mondo nel 2012 (223), e 600 mila bimbi in attesa di un vaccino che sembra non poter arrivare. La Somalia sta vivendo "la peggiore epidemia di poliomielite tra Paesi in cui la malattia non è endemica", ha denunciato un report dell'Ocha, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari, ricordando che la polio era stata dichiarata eradicata dalla Somalia 6 anni fa. La maggior parte dei casi registrati interessa le aree controllate dal gruppo islamista al-Shabab, mentre circa 10 casi di infezione sono stati confermati anche nel vicino Kenya e 5 campagne di vaccinazione sono state avviate, arrivando a immunizzare 4 milioni di persone.
"Speciali strategie continueranno ad essere implementate per estendere l'attività di immunizzazione alle zone più difficili da raggiungere", assicura l'Ocha, che opera in collaborazione con Unicef e Organizzazione mondiale della sanità . Secondo le autorità sanitarie, infatti, "la vera sfida è arrivare alle aree meridionali e centrali del Paese, dove circa 600 mila bambini necessitano di vaccinazione".
"L'impossibilità di un completo accesso a queste aree rappresenta la minaccia maggiore per il controllo dell'epidemia. Da quanto è iniziata, in maggio, 105 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus. Ma ciò significa - avvertono le agenzie dell'Onu - che ce ne sono probabilmente migliaia in più portatori del virus, asintomatici ma in grado di diffonderlo".
Nonostante oggi la poliomielite sia 'ufficialmente' considerata endemica solo in 3 nazioni del mondo - Afghanistan, Nigeria e Pakistan - il virus continua a circolare in anche in alcuni Paesi del Corno d'Africa.
Sorveglianza, nuove campagne di vaccinazione, comunicazione e mobilitazione sociale sono, secondo l'Ocha, le parole d'ordine per rispondere all'emergenza polio. A peggiorare la situazione, rendendo i bambini più vulnerabili all'infezione, ci sono anche gli elevati tassi di malnutrizione, i problemi sul fronte della sicurezza alimentare, le condizioni igieniche e ambientali.
Proprio la scorsa settimana la Ong Medici senza frontiere ha annunciato la chiusura di tutti i progetti aperti nel Paese africano, dopo 22 anni di impegno in prima linea, denunciando "gravi attacchi al proprio personale in un contesto dove gruppi armati e autorità civili sempre più sostengono, tollerano o assolvono l'uccisione, l'aggressione e il sequestro degli operatori umanitari".
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