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venerdì 29 agosto 2014

Coppia lesbica adotta figlia: è primo caso in Italia

Roma, 29 ago. (LaPresse) - Una sentenza, quella del Tribunale per i minorenni di Roma, destinata a far discutere e - forse - a diventare storica. Il collegio presieduto da Melita Cavallo ha dato l'ok all'adozione di una bimba da parte della compagna della madre biologica e ha disposto disposto che al cognome della minore venga aggiunto quello del 'nuovo genitore'. Lo rende noto la sezione friulana delll'Aiaf (Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori), a cui si sono rivolte le due donne per portare avanti per vie legali la loro richiesta.

Si tratta del primo caso in Italia di adozione nell'ambito di una coppia omosessuale: le due mamme, conviventi da oltre dieci anni, hanno prima intrapreso e portato a termine un percorso di procreazione eterologa all'estero e, dopo la nascita della bambina, hanno proseguito nel progetto di maternità, condividendo l'educazione e l'assistenza della piccola.

La richiesta, spiega l'avvocatessa Maria Antonia Pili, che ha seguito il caso, è stata accolta perché l'ordinamento giuridico italiano prevede che l'adozione sia possibile anche in casi particolari, cioé "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto (in questo caso genitore 'sociale') quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell'ambito di un nucleo familiare ed indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori".

Ed è proprio la mancanza della discriminante sessuale nella norma ad aver garantito ad entrambe le donne di poter essere mamme allo stesso modo, con i medesimi doveri e diritti. "Non si è trattato dunque, come ben argomenta sul punto la sentenza - dice ancora la legale - di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, bensì di garantire nell'interesse di una minore la copertura giuridica ad una situazione di fatto già consolidatasi da anni".

Il Tribunale per i minorenni di Roma ha quindi interpretato la "norma di apertura" contenuta nella legge sull'adozione "riconoscendo così - puntualizza Pili - diritti e tutela giuridica anche a quei cambiamenti sociali e di costume che il Legislatore ancora fatica a considerare nonostante le sempre più diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati".

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