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venerdì 8 agosto 2014

Pediatria: bimbi e guerra, per psicologo mai da soli davanti immagini tv

Roma, 8 ago. (AdnKronos Salute) - "Percepire e possibilmente anticipare paure e ansie del bambino, fargli comprendere che il papà o la mamma gli sono accanto proprio per spiegargli cosa sta accadendo, condividere con lui i sentimenti che le immagini che scorrono nel teleschermo possono suscitare. Soprattutto non lasciarlo mai solo davanti a scene di violenza, distruzione e morte". Sono questi alcuni dei suggerimenti del presidente del Consiglio nazionale degli psicologi, Fulvio Giardina, ai genitori di bambini che potrebbero trovarsi, anche solo casualmente, davanti a immagini televisive particolarmente crude.

Suggerimenti che, non a caso, arrivano in un momento di grandi tensioni e violenti conflitti in campo internazionale, seguiti quotidianamente e dettagliatamente da telegiornali e trasmissioni: "Il vero problema, che purtroppo molto spesso viene mascherato da banali interessi economici - continua Giardina - è legato alla confusione mediatica, generata da una incontrollabile quantità di informazioni che coinvolgono e sconvolgono tutti. A volte anche gli adulti confondono notizie vere con episodi ricostruiti. E' facile immaginare come i bambini, che sono ancora poco forniti di un adeguato pensiero critico, possano confondere le notizie e le idee".

"Basta premere un tasto del telecomando - afferma ancora lo psicologo - e si può passare dalla guerra e dalla distruzione al cartone animato. Le guerre, le sofferenze, le violenze vengono così percepite o come fatti molto lontani e non veritieri, o come storie non vere. Cosa fa più male ad un bambino, le verità o le fantasie? Tutto può far male se non vi è la necessaria, corretta cornice affettiva, che deve essere generata da genitori attenti, da educatori presenti. Certamente non aiuta, e francamente appare poco formativo, stravolgere il momento d'incontro più importante per ogni famiglia, e cioè la cena, con una esagerata informazione poco utile alla circolarità del rapporto e della relazione familiare", conclude.

Come affrontare, quindi, l'argomento nel modo più corretto possibile? Per Giardina, "i bambini fino a una età prescolare o poco più, sono certamente impressionabili e hanno bisogno che quelle immagini - che dovrebbero vedere il meno possibile - siano accompagnate da una contestualizzazione rassicurante riferita al loro mondo familiare. Diverso - continua l'esperto - è il caso di bambini più grandi in cui la razionalità delle spiegazioni deve essere più marcata per consentire loro di comprendere l'evoluzione delle dinamiche degli accadimenti".

Ma, per poter aiutare i più piccoli a comprendere ciò che lo schermo trasmette, dovrebbero essere proprio gli adulti i primi a 'interiorizzare' i significati delle immagini di guerre e distruzione. Per lo psicologo, infatti, "se si resta indifferenti alla morte, che magari viene vista come uno spettacolo e nulla più, sarà molto difficile proteggere i bambini trasferendo loro il racconto della realtà - rispondendo in modo adeguato alle domande che questa realtà fa sorgere - attraverso la lente dei principi educativi che si vogliono trasmettere".

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