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mercoledì 18 febbraio 2015

Medicina: al Bambino Gesù prima procedura mininvasiva su bimbo 12 anni

Roma, 18 feb. (AdnKronos Salute) - Una procedura mininvasiva innovativa per il trattamento della vescica neurogena è stata eseguita per la prima volta in Europa dai chirurghi dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma su un bambino di 12 anni. La vescica neurogena è una disfunzione del meccanismo di riempimento-svuotamento della vescica, che può essere presente in diverse condizioni come la spina bifida, malformazioni e traumi del midollo, malattie rare e sindromi cromosomiche, paralisi cerebrali infantili.

La mancata capacità di svuotamento della vescica viene trattata normalmente con il ricorso al cateterismo intermittente, vale a dire lo svuotamento ripetuto della vescica attraverso un catetere inserito nell’uretra. In alcuni casi tuttavia (malformazioni, dolore, traumi, etc) è necessario trovare una via diversa da quella naturale per inserire il catetere. La soluzione è la creazione di un condotto tra la cute dell’addome e la vescica utilizzando l’appendice per permetterne lo svuotamento. Questo genere di intervento è sempre stato eseguito per via chirurgica tradizionale, cioè in modo invasivo e, di conseguenza, doloroso per il taglio chirurgico del bisturi di almeno 10 cm.

Alla struttura di neuro-urologia del Bambino Gesù questo intervento è stato effettuato con successo per via mininvasiva-laparoscopica, cioè attraverso 4 piccoli fori di pochi millimetri: il decorso post operatorio è stato rapido, privo di complicanze e di dolore e, a distanza di alcuni mesi, è confermata l’ottima riuscita dell’intervento.

La struttura di neuro-urologia del Bambino Gesù, punto di riferimento per il trattamento dei disturbi della continenza urinaria, esegue ogni anni circa 200 interventi su bambini e adolescenti con problematiche di vescica neurogena "Il nostro obiettivo â€" spiega Giovanni Mosiello, responsabile della neuro-urologia del Bambino Gesù â€" è quello di preservare la funzione renale, ma anche di migliorare la qualità di vita delle persone utilizzando procedure sempre più innovative, mininvasive e quindi meno dolorose per il trattamento della loro disabilità".

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