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lunedì 19 settembre 2011

Fecondazione: donatrici ovuli in Europa, identikit allo studio degli esperti

Roma, 19 set. (Adnkronos Salute) - Capire chi sono le giovani donne europee che donano i propri ovociti per la fecondazione assistita, nei Paesi dove è la pratica è consentita. Ma anche scoprire perché lo fanno, quali sono le motivazioni, se sono sufficientemente informate dei rischi, quali farmaci assumono, che rapporti hanno con il centro medico e quanto ottengono di rimborso. Sono gli obiettivi di uno studio avviato dall'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology) i cui primi risultati' "saranno disponibili a gennaio", annuncia Anna Pia Ferraretti, direttore scientifico della Sismer (Società italiana studi di medicina della riproduzione) e componente del gruppo di lavoro dell'Eshre sulla mobilità dei pazienti che ricorrono alla procreazione assistita.

"Si tratta - spiega l'esperta all'Adnkronos Salute - di analizzare i rischi non solo per le donne che si sottopongono a cicli di fecondazione assistita eterologa, ma anche per le donatrici". Giovani che assumono medicinali e si sottopongono a trattamenti per donare gli ovuli. Un atto che, secondo le indicazioni europee, "deve essere gratuito e prevede solo un rimborso, per le giornate lavorative perdute, di un massimo di 900 euro".

Fino ad oggi, continua l'esperta, "non è stato mai realizzato un identikit di queste donne nel nostro continente. Non sappiamo nulla di loro". Al momento "nei diversi centri europei "sono stati distribuiti questionari anonimi alle donatrici, andando direttamente alla fonte. Nelle analisi precedenti i dati, infatti, sono stati raccolti sempre attraverso i pazienti o i medici", conclude l'esperta secondo la quale "è più che probabile che i casi di speculazione siano rari e che la maggioranza delle donatrici sappia perfettamente quello che fa. Ma dobbiamo averne la certezza perché il rischio è elevato".

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