Milano, 8 giu. (Adnkronos Salute) - Bimbi di città più 'difficili' a tavola. I piccoli metropolitani, rispetto ai coetanei di campagna, hanno maggiori probabilità di soffrire di allergie al cibo: il problema riguarda quasi un bambino su 10 (9,8%) nelle aree urbane, contro poco più di 6 su 100 (6,2%) in quelle rurali. Una differenza che arriva ad essere più che doppia nel caso di alimenti come noccioline (2,8% di bimbi allergici in città contro 1,3% in campagna) e crostacei (2,4% verso 0,8%). A calcolarlo è uno studio americano pubblicato su 'Clinical Pediatrics', che per la prima volta disegna la mappa delle allergie alimentari negli Usa. Gli Stati più colpiti? Nevada, Florida, Georgia, Alaska, New Jersey, Delaware, Maryland e il Distretto di Columbia.
La ricerca, sostenuta dall'organizzazione no profit Food Allergy Initiative (Fai), ha coinvolto un campione rappresentativo di quasi 38.500 under 18. Fra gli altri risultati, è emerso che quasi il 40% dei ragazzini con allergie alimentari ha già sperimentato reazioni gravi, potenzialmente mortali. Secondo un precedente studio dello stesso team, le allergie ai cibi riguardano un bambino su 13. E ogni 3 minuti mandano un americano al pronto soccorso, stando a un lavoro uscito nel 2011 sul 'Journal of Allergy and Clinical Immunology'.
"Abbiamo scoperto per la prima volta che a una maggiore densità di popolazione corrisponde una maggiore probabilità di allergie alimentari nei bambini", spiega la coordinatrice della ricerca Ruchi Gupta, assistente di pediatria alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, e medico all'Ann & Robert H. Lurie Children's Hospital di Chicago (l'ex Children's Memorial). "Questo - sottolinea l'esperta - indica che l'ambiente ha un impatto sullo sviluppo delle allergie al cibo. E trend simili sono stati osservati anche per condizioni correlate come l'asma", ma anche l'eczema, la rinite allergica e la congiuntivite. "La domanda ora è: qual è il fattore ambientale scatenante?". Gupta cercherà di scoprirlo con nuovi studi, già avviati. Intanto, due sono le ipotesi principali: la prima è che l'esposizione precoce ad alcuni batteri diffusi nelle zone rurali siano protettive contro lo sviluppo di un'ipersensibilità ereditaria a certi allergeni. La seconda possibilità è che i numerosi inquinanti che avvelenano le città accendano la 'miccia' delle allergie.
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