Roma, 8 mag. (AdnKronos Salute) - Cuore di mamma più grande dei vincoli della legge. Un donna inglese ha iniziato una battaglia legale per dare alla luce il bambino di sua figlia morta, utilizzando gli ovuli congelati della ragazza. Se avesse successo, porterebbe dunque in grembo suo nipote, in quello che potrebbe essere il primo caso al mondo di questo tipo. La donna di 59 anni e il marito di 58 anni stanno battagliando contro il rifiuto dell'ente regolatore indipendente britannico di consentire loro di portare gli ovuli in una clinica della fertilità degli Stati Uniti.
La coppia spiega che questo era l'ultimo desiderio della loro unica figlia, morta di cancro intestinale quando non aveva ancora trent'anni: la giovane voleva che i suoi ovuli fossero fecondati dallo sperma di un donatore ed impiantati nel grembo di sua madre. La ragazza inizialmente aveva congelato gli ovuli dopo la diagnosi di cancro, nella speranza di poter avere figli in futuro.
I genitori ora vogliono esportare gli ovuli a New York, dove una clinica si è detta disposta a fornire le cure necessarie a un costo stimato di 60.000 sterline, riferisce l''Independent'. Una richiesta certamente insolita, come conferma Mohamed Taranissi, che gestisce la clinica della fertilità Argc a Londra: "Non ho mai sentito parlare di un caso di maternità surrogata che coinvolge una madre e gli ovuli della figlia morta. Potrebbe essere una prima mondiale".
A ostacolare il sogno della mamma britannica è l'Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), che ha rifiutato di rilasciare un "via libera speciale" per prendere gli ovuli e spedirli oltre Oceano. Il suo comitato apposito ha già detto no lo scorso anno, dicendo che non ci sono prove sufficienti a dimostrare la volontà della figlia molta. Ma la donna non si è arresa e ha chiesto una revisione del giudizio.
Nella causa di 'M. contro la Hfea' la famiglia tiene la sua identità segreta. I documenti rivelano che la diagnosi di tumore per la ragazza arrivò quando aveva 23 anni, e i suoi ovuli sono stati congelati all'Ifv Hammersmith di Londra nel 2008.
La giovane aveva consentito l'uso degli ovuli dopo la sua morte, ma non aveva compilato un documento indicando come voleva fossero usati: questo tecnicamente rende il consenso non valido. La figlia è morta nel 2011 senza lasciare ulteriori istruzioni, e ora la madre - che ha consultato un ginecologo per sapere se può portare avanti una gravidanza nonostante la sua età - vuole ottenere il via libera per rivolgersi al centro americano e cercare di dare alla luce il figlio di sua figlia.
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