Roma, 5 mag. (AdnKronos Salute) - L'Italia perde una posizione rispetto all'anno scorso nella speciale classifica di Save the Children che misura il benessere materno-infantile in 179 Paesi del mondo: quest'anno è dodicesima. Un passo indietro dovuto a una lieve flessione nella partecipazione delle donne al governo nazionale (30,1% dei posti in parlamento nel 2015, contro il 30,6% del 2014) e negli anni dedicati allo studio e scolarizzazione (16 anni di formazione scolastica nel 2015 a fronte di 16,3 nel 2014). Stabili, invece, gli altri dati: il tasso di mortalità materna è di 1 donna ogni 17.100, quello di mortalità infantile è 3,6 ogni 1.000 nati vivi; il reddito nazionale pro capite 35.860 euro.
E se il primato mondiale spetta alla Norvegia, la Somalia si piazza allâultimo posto. E' quanto emerge dal rapporto annuale di Save the Children, presentato oggi in occasione dell'inaugurazione ad Expo 2015 del 'Villaggio Save the Children', alla presenza del sindaco di Milano Giuliano Pisapia e di rappresentanti delle Nazioni Unite, dellâUnione Europea, del Parlamento Italiano. Il messaggio 'Be the Change', essere motori del cambiamento per 3 milioni di bambini che ogni anno muoiono per cause correlate alla malnutrizione e per i 200 milioni che ne soffrono, è la 'chiamata' che l'Organizzazione rivolge a tutti i visitatori dellâEsposizione Universale, anche attraverso la performance artistica di Giovanni Allevi.
Il compositore, ambasciatore di Save the Children, ha eseguito proprie composizioni tratte dall'album Love, dedicate ai bambini che vivono in Paesi in via di sviluppo e che quotidianamente vedono negato il diritto al cibo. "Negli ultimi 25 anni si sono fatti progressi nella lotta alla mortalità e malnutrizione infantile. Però moltissimo resta da fare. Il 2015 è un anno chiave perché le Nazioni Unite stabiliranno i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, che impegneranno gli Stati e tutti noi a costruire, entro il 2030, un mondo in cui povertà , disuguaglianze siano state annullate. Save the Children intende contribuire appieno e siamo certi che Expo sia unâoccasione per coinvolgere ancora più persone, istituzioni, aziende in uno straordinario sforzo per far sì che nessun bimbo debba più morire per cause prevenibili o per malnutrizione", dichiara Claudio Tesauro, presidente Save the Children Italia.
In dettaglio, nel 16.esimo rapporto sullo Stato delle madri del mondo, dopo la Norvegia, quest'anno il Paese più a misura di madri e bambini, troviamo Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Australia, Belgio. Al polo opposto la Somalia, il peggiore luogo al mondo per madri e bambini, preceduta da Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Mali, Niger, Gambia, Costa dâAvorio, Chad, Guinea Bissau, Haiti e Sierra Leone. LâItalia, dodicesima, si piazza meglio delle vicine Gran Bretagna e Francia.
Nel Rapporto c'è inoltre un focus su 'Lo svantaggio urbano', cioè lâenorme divario fra i bambini più poveri delle città e i più ricchi, in termini di sopravvivenza e accesso alla salute, insieme alle loro madri.
"Nella lotta alla mortalità e malnutrizione infantile câè un nuovo fronte aperto, che è quello delle aree urbane, dove si trasferiscono, dalle campagne, sempre più famiglie nella speranza di assicurare migliori condizioni di vita ai propri figli. Ben il 54% della popolazione mondiale vi vive attualmente e la percentuale è destinata a toccare il 66% entro il 2050. E solo negli slum, vivono oggi ben 860 milioni di adulti e minori", sottolinea Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia. "Molte città non sono in grado di stare al passo con questa crescita tumultuosa, lasciando milioni di madri e bambini vulnerabili senza accesso a servizi sanitari di base, allâacqua potabile e al cibo di cui hanno bisogno per sopravvivere e rimanere in salute. Una condizione di svantaggio che reclama interventi e azioni mirate", prosegue Neri.
Guardando invece ai Paesi nel loro insieme, in Somalia 1 bambino su 7 non arriva a compiere 5 anni e 1 donna su 18 muore per cause legate alla gravidanza o al parto, una ogni 20 in Niger. In Italia il rischio di mortalità materna è di 1 donna ogni 17.100. In Angola e Sierra Leone 1 bambino su 6 muore prima dei 5 anni. In Islanda 1 bambino su 476. In media un bambino in Niger riceve meno di 5 anni e mezzo di educazione formale, 4 anni in Eritrea. In Somalia solo 2,2 anni di scuola. In Australia e Nuova Zelanda, un bambino in media resta a scuola per più di 19 anni. In Italia 16.
In Micronesia, Qatar, Tonga e Vanuatu non câè neanche una parlamentare donna seduta in Parlamento. In Kuwait e Isole Solomon ce ne è solo una. Per contro in Bolivia e Ruanda oltre la metà dei seggi parlamentari sono occupati da donne. Ma per fortuna non sono solo di segno negativo i contenuti del 16esimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo che segnala anche casi incoraggianti: Egitto e Filippine per esempio sono stati in grado di ridurre i tassi di mortalità infantile e anche il gap di sopravvivenza fra i bambini più poveri e ricchi delle città , grazie a un rafforzamento dei sistemi sanitari e alla gratuità di tali servizi per le famiglie più povere.
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